Vittorio Feltri, nonostante sia recentemente passato da direttore editoriale de Il Giornale ad analogo incarico a Libero, ricreando la strana coppia con Maurizio Belpietro, non perde il gusto di aggirare le regole e, incurante del provvedimento che gli è stato inflitto alcune settimane fa dall’Ordine dei Giornalisti in seguito all’ormai celebre “caso Boffo” (3 mesi di sospensione dalla professione giornalistica fino al 3 marzo 2011) non finisce di stupire.
In attesa di vederlo al timone del duopolio delle meraviglie del giornalismo di centrodestra, e dopo averlo già ammirato all’opera in un clamoroso workaround per sbeffeggiare la sanzione ricevuta (mercoledì 15 dicembre, all’indomani del voto di fiducia alla Camera, Il Giornale ha infatti pubblicato in prima pagina una maxi intervista a Feltri a firma di Valeria Braghieri, praticamente un editoriale camuffato da colloquio), nell’edizione di mercoledì 22 dicembre abbiamo assistito al colpo di coda finale della direzione Feltri: ancora in prima pagina, come si conviene al padre-padrone del quotidiano di via Negri, ma questa volta con una lettera di commiato indirizzata ai lettori.
L’ultimo stratagemma, insomma, per scavalcare le disposizioni di quello che Feltri definisce “un bavaglio” alla sua attività; l’ultimo trucco da stregone del giornalismo, almeno per quanto riguarda la sua permanenza al comando della testata milanese, per far sentire la propria voce pur senza incorrere – o almeno questo è quel che si augura il neo-Liberista – negli strali dell’Ordine dei giornalisti.
Ora che me ne vado del tutto, mi sembra opportuno spiegare ai lettori perché ho preso simile decisione. Primo. Non lascio per la seconda volta questa gloriosa testata per motivi polemici. Anzi. Sono grato a coloro che mi hanno seguito con entusiasmo, e a te, in particolare, per l’aiuto fondamentale che mi hai dato in sedici mesi di lavoro allo scopo di rilanciare il nostro quotidiano. Secondo. Il problema è che la sanzione disciplinare (a mio avviso ingiusta) mi vieta di esercitare la professione fino al 2 marzo 2011. Che faccio intanto? Poiché desidero non essere un peso per la redazione e per l’azienda, né mi piace stare con le mani in mano, cambio mestiere: mentre sconto la «pena» (il bavaglio) che mi impedisce di scrivere articoli, faccio l’editore. Poiché non posso farlo qui, dato che ce n’è già uno, e molto valido, mi trasferisco a Libero , di dove sono venuto, che mi ha offerto la possibilità di cimentarmi nel ruolo, appunto, di editore (oltre che di direttore editoriale) accanto a Maurizio Belpietro. Sono certo che i lettori e tu comprenderete le ragioni della scelta. Non si tratta di diserzione né di disaffezione verso il Giornale.