I gatti delle vacanze. Volume II

Da Suster
Come mamma gatta sono davvero pessima. Però devo dire che anche la mamma gatta, monumento alla maternità devota, passato il periodo della lattanza, di totale abnegazione alla sua prole, delle sue creature non vuol più saperne, e lo fa capire anche a loro a suon di sberle, se è il caso, ed è già pronta per ricominciare.
Suster dunque partendo per le vacanze abbandona parte della prole, e si porta dietro solo l'ultima nata.
Il gattume rimane a malincuore in città; dopotutto è solo per due settimane, come faccio a portarmeli dietro in treno, se andassi in macchina pure pure, ma... e poi loro qui stan tanto bene, perché imporre loro lo strss e lo sbattimento del viaggio, cambiare ambiente, e poi di nuovo riportarli qui... con questo caldo... insomma: di scuse me ne son raccontate, ma la mamma gatta che è in me mi ha bacchettato per tutti e 15 i giorni della mia assenza, e ogni sera si chiedeva: Hasuna avrà pulito la cassetta? Il cibo sarà bastato? Non si sentiranno soli in casa tutto il giorno senza nessuno?
Naturalmente i gatti al mio ritorno stavano benone, ben pasciuti e in forma, ma non si può certo dire che le cassette siano state pulite...
Ma non è di questo che volevo oggi parlarvi. Quanto dei gatti sostituti, queste figure precarie di piccoli felini domestici che anelano perennemente e senza soluzione all'incarico di ruolo, ma sono destinati ad accontentarsi del rinnovo contrattuale a fine mese.
Felini precari d'Italia, unitevi!
ecco a voi:
Ninetta.

Ninetta faceva parte del pacchetto vacanze di Suster e della pupa e resto-della-famiglia.
Quando siam giunte, dopo un viaggio lungo e travagliato, al luogo delle vacanze, questa bella gatta dal pelo fulvo e arruffato, annodato di spighette e altre forme vegetali, ci è venuta incontro, festante.
la pupa si è svegliata dal suo sonno del viaggiatore e ha detto, con voce ancora impastata dal sonno ma dolcisima: "Gaaà! GA! Nain nain nain!" (traduzione: gattooo! Gatto! Miao miao miao!").

Più  tardi abbiamo appreso che il nutrimento di Ninetta spettava agli affittuari della casa, cioè a noi, come ci veniva elegantemente ricordato nella lettera lasciataci dalla padrona di casa: "La gatta rossa si chiama Ninetta. Grazie se le date da mangiare". Fantastica perifrasi, direi!
La pupa ha con solerzia adempiuto al compito, ogni mattina, con grande sua gioia e premura che la cagna Puccia non arrivasse a fare razzia della colazione di Ninetta (alla fine ci è toccato sfamare anche lei per evitare incidenti diplomatici).

Per il resto Ninetta si faceva con grande  tranquillità i fattacci suoi, sollazzandosi al sole nel dolcissimo clima collinare della Maremma, indifferente in linea di massima al problema di chi di volta in volta arriverà a colmarle la ciotola, tanto lo sa che qualcuno arriverà.
Roba da gatti, rubrica del martedì.Chi volesse contribuire può farlo, segnalandomi di seguito il suo link.