Al caro amico Alessio De Giorgi, che scrive questo:
“A scanso di equivoci, ripeto come un mantra quel che penso da anni – e non da qualche giorno – in tema di riconoscimento delle coppie omosessuali. Io penso che il nostro paese, PURTROPPO, non sia ancora pronto per una legge che apra il matrimonio alle coppie gay e lesbiche. Credo invece che la migliore soluzione ad oggi possa essere un istituto specifico, come quello della civil partnership, meglio se all’inglese (con una sostanziale parificazione dei diritti subito anziché, come in Germania, dopo sentenze della Corte Costituzionale) ed in tal senso mi impegnerò, se sarò eletto, nella prossima legislatura. Per arrivare alla parità formale, insomma, secondo me possiamo e dobbiamo essere disposti a qualche anno di parità sostanziale: chi troppo vuole nulla ottiene.”
Ho risposto così:
Alessio De Giorgi invece come sai io non sono d’accordo su questo. Rispetto la tua scelta e la trovo anche coerente con parte del tuo percorso. Però penso che proprio chiedere il matrimonio negli ultimi mesi abbia spostato l’asse dei diritti e portato Renzi e Bersani a dire cose impensabili che hanno superato tutti i documenti presentati all’assemblea nazionale avvicinandosi invece a quanto chiedevano Ivan Scalfarotto Giuseppe Civati e Giovanni Bachelet (per fortuna c’è un asse non solo LGBT che vuole tutto). Penso che chi fa politica poi si debba schierare con chi porta prima a casa il risultato anche se non c’è esattamente quello che si chiede (che è compito di chi sta fuori dai partiti). Non so, ma ho come l’impressione che alla prima boiata di Casini e della Binetti tornerete al gruppo PD e in Senato servirà molto. Una cosa è certa: l’uguaglianza formale e sostanziale NON può più aspettare. Le famiglie gay hanno quasi i figli maggiorenni, ormai stiamo rasentando il ridicolo e inseguendo l’uguaglianza a botte di sentenze della Corte di Cassazione che è una cosa davvero umiliante per chi fa politica (vero Francesco Bilotta?