Già quando mettevano a stento un piede dietro l'altro in posizione eretta, la loro meta preferita era il bidet di casa.
Talmente amato che a un certo punto si è rotto anche il rubinetto nuovo di zecca (eravamo già a a casa nuova) e noi abbiamo deciso di non sostituirlo, per il momento. Ogni volta era una lotta e più lottavamo più i microbi si divertivano. Tutto era cominciato perché reputavamo fosse il modo più pratico per lavar loro le mani. E invece si trasformò nel modo più facile di farsi la doccia vestiti e di lavare per bene anche i pavimenti, corridoio incluso.
E che mi dite del bagnetto? Io ormai da più di un anno uso i flipper della OKBaby. Li infilo dentro i seggiolini e li lavo a turno. Chiaramente sono pronta a prendermi addosso lo tsunami che si eleva ogni volta, a suon di risa e battiti di mani. Io affronto il momento del bagnetto in tenuta da mare, anche se fuori soffia il maestrale e si registrano 5°C. E in cuor mio ho sempre invidiato chi propone il bagnetto come parte del rituale notturno. I miei diventano belve acquatiche, altro che relax pre-sonno, figuriamoci.
In montagna, ve l'ho raccontato, si svegliavano la mattina e ancor prima di aprire gli occhi urlavano "mareee!", incitandosi a vicenda e saltellando ognuno sul proprio materasso. Riuscivamo a tenerli buoni solo perché esisteva un sistema di piscine di un certo calibro, nel nostro hotel. Altrimenti dal Sud Tirolo avremmo dovuto stampare una carta di imbarco per la Sardegna seduta stante. E resta il fatto che siamo ancora convinti di aver sbagliato vacanza, vista con i loro occhi, per lo meno. Chi ha detto che la montagna ai bimbi fa bene? Non prendetevela, ma io, da brava isolana, dico che lo iodio e l'acqua marina sono molto più salutari (e divertenti). E mi fanno risparmiare un sacco di inutili lavaggetti (finalmente adesso che siamo al mare le creature non soffrono di muco, tosse né raffreddore, alleluja!).
Il guaio è che nella nostra casa al mare abbiamo la fortuna di avere una grande piscina. Una vera trappola per bambini, se amano così tanto l'acqua e ancora non sanno nuotare, ahimé (ma credo sia normale, a 21 mesi!). Diciamo che la vita in casa non è molto rilassante, dato che bisogna controllarli a vista, tutti e due. Qualche giorno dopo il nostro arrivo nella casa del mare, eravamo seduti a bordo piscina, piedi a mollo, io, Lorenzo e il papi. Il nano grosso dormiva ancora. Il piccolo invece si lagnava perché voleva (ri)entrare in acqua. Ad un certo punto: colpo di reni e... giù in piscina, sott'acqua. Il papi, che per fortuna ha ancora un certo riflesso pronto (!), si tuffa e lo recupera piangente. Io, tra me e me, penso: ben gli sta, almeno adesso avrà imparato cosa significa, cadere in piscina. Avrà imparato finalmente per bene, a sue spese, cosa significa non sapere nuotare. Finalmente starà alla larga dalla nostra trappola azzurra. E invece, macché. Piangeva, si, ma solo perché era inferocito con suo padre che l'aveva riportato fuori! Vi giuro, io ero davvero incredula. E lo sono stata ancora di più quando mezz'ora dopo è successa la stessa, identica cosa con Tommaso.
Ora vivo con il pallino del corso di nuoto non appena rientrerò in città. Entro l'anno prossimo dovrò riuscire a farli galleggiare senza gonfiabili alle braccia o alla vita. Nel frattempo si godono le loro mega pistole ad acqua. Io non so chi gliele abbia regalate, di sicuro io non gliele avrei comprate. Ma hanno avuto un enorme successo e non sono riuscita a negarle loro.
Per fortuna fra pochi giorni si parte per Copenhagen. Lì saremo pieni di acqua. Sono sicura che sarà una città che adoreranno.