I geniali protagonisti del Gran Tour

Creato il 15 gennaio 2015 da Artesplorando @artesplorando

Gaspar van Wittel, piazza del Popolo a Roma

Oggi vi voglio consigliare una lettura molto interessante: Il grande racconto del viaggio in Italia. Itinerari di ieri per viaggiatori di oggi, edito da Il Mulino, scritto da Attilio Brilli.Si tratta di un volume superillustrato e superaccontato che esibisce la penisola con gli occhi amorosi e meravigliati degli stranieri che scoprirono e videro quando gli italiani, ebbri e onesti, non consideravano e nemmeno si rendevano conto che la bellezza dell'Italia era la loro autobiografia. Da esibire con un tale orgoglio da far tracollare d'invidia quanti avrebbero voluto possederne un unghia, un frammento, una briciola. E già, perchè di roba artistica da far strabuzzare gli occhi ne abbiamo sempre avuto a pacchi. Anche paesaggi, da lasciar stupefatti.Questo volume di complimenti dovuto all'attenzione e al riguardo che ci hanno riservato i viaggiatori stranieri, mettiamo dal Cinquecento in qua, al di là di gonfiarci di orgoglio, pone un feroce quesito: che cosa ne abbiamo fatto di tanta fulminante bellezza?Tanto più che la scoperta della fragorosa e abbagliante bellezza italiana è dovuta a gente che veniva di là dalle Alpi. E di bellezza, raffinati e colti com'erano, se ne intendevano. Nella tradizione del Grand Tour, dal Settecento in avanti, qualche giovin baronetto inglese venne avviato al viaggio perchè andasse "a perdere la virtù" lontano da casa. E qualcun altro venne nelle contrade italiche a scaricare le proprie pulsioni amorose. E tra un peccato di carne e uno di gola i "signori elegantissimi barbari" non erano certo così strabici da farsi scappare lo splendore delle città, il fulgore delle chiese, l'eleganza dei palazzi. Percorrendo le gallerie delle nobiliari dimore, aguzzando lo sguardo nelle tenebrose cappelle delle chiese, qualche scasciata sagrestia, scoprivano dipinti di Botticelli, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, dei fratelli Carracci, Guido Reni, Rosso Fiorentino e Pontormo... e casualità anche strani quadri dovuti a un certo Michelangelo Merisi, alias Caravaggio che, fin allora, non aveva ancora trovato il riesumatore che ne ufficializzasse vita, malefatte, morte e miracoli artistici!E la formidabile fortuna è che questi viaggiatori lasciarono biblioteche di memorie, diari, taccuini di viaggio. Insomma una quantità di pagine scritte dove l'onore estetico del Bel Paese era tessuto con aggettivi superlativi.Alcuni esempi di questi illustri  che approdarono in Italia per poi scoprirne il miracolistico aspetto:il signor di Montaigne, autore di un formidabile Journal de voyage dove l'Italia del XVI secolo è contemplata tramite una radiografia di caratteri e bellezza. In realtà Montaigne arrivò in Italia non  propriamente per scoprirvi capolavori d'arte, ma piuttosto per le acque, nella speranza di far passare i calcoli renali che gli turbavano l'esistenza. A Roma vide lavorare i Carracci, Caravaggio e il Cavalier d'Arpino. a Ferrara incontrò il Tasso. Quanto basterebbe da far capire all'italica distrazione cosa fosse il suo Paese.De Sade, per evocarne un altro, dalla Francia arrivò in Italia inseguito dalla polizia. La suocere lo aveva denunciato per le continue sconcerie compiute! E pur combinandone d'ogni anche nel nostro Paese, ecco, con gli occhi suoi, e nel suo Diario italiano, lo svelamento delle nostre bellezze.Winckelmann ci indusse a guardare la gloria delle nostre antichità. E Goethe i paesaggi fulminati di luce, le notti di luna di Roma, il fulgore turgido e le soggioganti solarità sicule. Per arrivare a Chateaubriand che contemplava l'Italia come si trovasse al cospetto della più eccelsa manifestazione del mondo.E vogliam far cenno anche a qualche pittore? Basterebbe l'esempio di Turner; uno fra tanti, a scorazzare per italiche visioni e carpirne con la velocità dell'acquerello le più emozionate folgorazioni. Fu una vera e propria marea capace di indicare, nei secoli, agli italiani, con descrizioni, diari, lettere, romanzi, l'importanza e l'attenzione per il loro Paese. Gente come Henry James, Lalande, D.H.Lawrence, Vernon Lee, Edward Lear, Hermann Melville, Guy de Maupassant, Paul de Musset, Jean-Jacques Rousseau, John Ruskin, Saint-Beuve, Hippolyte Taine... e si potrebbe continuare all'infinito.Il viaggiatore contemporaneo purtroppo trova un paesaggio abbandonato all'incuria, votato al degrado e alle speculazioni. Opere d'arte e monumenti destinati all'abbandono. Il profilo delle dolci colline solcato da autostrade, ferrovie, e colonizzato da ecomostri. Tutti aspetti che cambiano i connotati a quello che è ancora (per quanto?) conclamato il Bel Paese!

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