Nel passato l’interruzione del rapporto era determinata tendenzialmente dalla morte di uno dei due genitori. Il decesso, per la sua inevitabilità, ha diverse possibilità di elaborazione e superamento. Ciò che differenzia l’elaborazione del lutto e quello della separazione è l’area di conflitto che si genera intorno a questa, creando situazioni difficili. Quando il conflitto tra gli ex-coniugi assume caratteristiche particolarmente distruttive, si perde la possibilità di separare ciò che attiene al legame coniugale da ciò che riguarda il legame genitoriale. Il legame allora diventa “disperante” quando uno o entrambi i coniugi non sono disposti a riconoscere le proprie responsabilità nella storia comune e a farsi carico della propria sofferenza: non si smette di sperare e aspettare che l’altro cambi oppure che sperimenti su di sé la sofferenza dell’altro, spesso attraverso le pene di un rapporto con i figli continuamente contrastato e ostacolato dal partner.
Molti studi hanno indicato un’alta correlazione tra la conflittualità dei genitori e lo scarso adattamento dei figli al divorzio. Il conflitto tra ex-coniugi provocherebbe nei figli conflitti di lealtà e danneggerebbe anche la relazione genitore/figlio .
Di per sé, un conflitto può non essere negativo ma costituire un’esperienza relazionale trasformativa attraverso il confronto, la negoziazione, l’integrazione. A volte però, lo scontro assume la caratteristica di conflitto permanente, con escalation di sopraffazione, umiliazione, aggressività, e infine coinvolgimento del bambino.