I giacobini / I grandi camaleonti – C’era una volta la tv 25

Creato il 07 novembre 2015 da Marvigar4

Dobbiamo alla penna di Federico Zardi e alla regia di Edmo Fenoglio due dei più grandi sceneggiati che la RAI abbia mai trasmesso, purtroppo sopravvissuti a metà negli archivi della tv di Stato. Dall’11 marzo al 15 aprile 1962 fu trasmesso in sei puntate sul Programma Nazionale I giacobini, una produzione kolossal da 300 milioni di lire dell’epoca, con attori del calibro di Serge Reggiani, nel ruolo di Robespierre, Alberto Lupo, in quello di Desmoulins, Sylva Koscina interprete di Lucille Duplessis, Warner Bentivegna nei panni di Saint Just e altri quali Carlo Giuffrè, Valeria Ciangottini, Lia Zoppelli, Franco Volpi. Il programma fu un successo con quasi dieci milioni di telespettatori di media e un ammiratore di rilievo, il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, il quale su Rinascita ebbe modo di plaudire lo sceneggiato sottolineando che portava per la prima volta le vicende della rivoluzione francese negli case degli italiani facendone un fatto di rilievo nella cultura nazionale. Il giudizio positivo di Togliatti, a quanto pare, non fu gradito dai vertici della RAI, notoriamente democristiani. I giacobini ebbe una replica l’anno successivo e poi sparì dall’archivio, i suoi nastri non furono mai più ritrovati. Si sostiene ancora oggi che la scomparsa o la cancellazione dell’opera televisiva sia stata una decisione di alcuni funzionari, presa per questioni politiche anche in seguito alla crisi cubana tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Soltanto nel 2012 fu recuperato l’audio delle sei puntate grazie al contributo di un telespettatore, Ivano Amoretti di Sanremo, che aveva registrato la trasmissione verosimilmente con un registratore Geloso.

Due anni dopo I giacobini la RAI mette in onda, sempre sul Canale Nazionale, I grandi camaleonti, ancora in sei puntate dall’11 ottobre al 29 novembre 1964, sceneggiato non meno costoso che narra le vicende che si svolsero dalla fine della rivoluzione alla proclamazione di Napoleone Bonaparte imperatore, interpretato da un immenso Giancarlo Sbragia. Anche qui il cast fu straordinario, con Raul Grassilli nel ruolo di Joseph Fouché, Mario Pisu in quello di Barras, Valentina Cortese nei panni di Josephine de Beauharnais, Tino Carraro splendido interprete di Talleyrand, Regina Bianchi che recitava la parte della madre di Napoleone Letizia Ramolino. Tra i tanti interpreti una giovane Raffaella Carrà, e poi Umberto Orsini, Tino Bianchi, Enzo Cerusico, Glauco Onorato, Valeria Moriconi, Ileana Ghione, Gianni Agus e un altro giovane attore d’eccezione, Gigi Proietti. Come ne I giacobini, la realizzazione dei costumi de I grandi camaleonti fu affidata a Danilo Donati, due volte Oscar nel 1969 per Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli e nel 1976 per Il Casanova di Federico Fellini. I grandi camaleonti, fortunatamente rimasti nell’archivio, offrono l’ennesima prova della professionalità dei tecnici RAI e del valore artistico degli attori, tutti provenienti dal teatro. Sin dal primo incontro tra uno scalcagnato Napoleone e un Fouché in disgrazia, lo sceneggiato mette in evidenza i giochi di potere, i trasformismi, le ambiguità dei personaggi storici che di volta in volta salgono o cadono a seconda delle vicende politiche. I protagonisti sono proprio due giacobini, un giovane militare che tenterà la conquista del mondo e un deputato della Convenzione che votò la condanna a morte del re Luigi XVI per poi diventare Ministro della Polizia sotto il Consolato e il Primo Impero Francese. In mezzo a Napoleone e Fouché troviamo tutti gli altri, una farandola di opportunisti che si legano a seconda delle convenienze a questa o a quella fazione. Il pregio de I grandi camaleonti è stato di aver proposto la storia dell’ascesa di Napoleone senza fare sconti all’entità dei personaggi coinvolti, magari calcando un po’ la mano nella recitazione di Raul Grassilli e Tino Carraro, smaccatamente viscidi nei toni, nelle posture e nella mimica facciale. Gradevole la collaborazione musicale di Gino Negri, che scrisse canzoni per l’occasione facendole cantare a Maria Monti in un fantomatico teatrino dove circolavano i vari protagonisti della scena politica. Una curiosità, Raul Grassilli, bolognese e tifoso del Bologna, il 7 giugno 1964 stava registrando a Roma le puntate de I grandi camaleonti quando si disputò allo Stadio Olimpico lo spareggio tra Bologna e Inter per lo scudetto. Non potendo fare in tempo a cambiarsi, Grassilli si recò allo stadio con il costume di Fouché creando una certa sorpresa tra gli spettatori.


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