Correva l’anno 1929. Mussolini e il cardinale Gasparri firmavano i Patti Lateranensi, nascevano personaggi divenuti leggendari come Braccio di Ferro e Tintin e Fleming scopriva la penicillina. Era l’anno della grande depressione, del crollo di Wall Street e della devastante crisi economica.
Esordì con “La strana morte del signor Benson” di S.S. Van Dine, creatore del detective Philo Vance. Il libro costava 5,5 lire in libreria e 2 lire nelle versioni economiche per le edicole. Fu un successo. Il fiuto imprenditoriale di Mondadori, che seppe “leggere” i gusti dei lettori italiani dell’epoca, diede vita alla più prolifica collana di misteri della storia italiana. I romanzi erano resi immediatamente riconoscibili dal colore della copertina. Quel giallo così intenso che finì per definire la collana: i gialli Mondadori.
E il termine “giallo” entrò nel linguaggio comune italiano, divenendo non solo sinonimo bensì la definizione ufficiale per i romanzi polizieschi. In realtà non è assolutamente vero, come si crede, che solo in Italia esista questa peculiarità. Alcuni testi polizieschi anglosassoni dell’ottocento infatti, parlano di libri misteriosi, i cosiddetti “yellow books”. In nessun altro luogo, comunque, la definizione di “giallo”, divenne così importante come da noi.
I romanzi proposti dalla Mondadori con cadenza settimanale (poi divenuta quindicinale), rispecchiavano i gusti (e le imposizioni governative) dell’epoca: autori stranieri, storie di enigmi, omicidi inspiegabili risolti soltanto grazie all’abilità dell’investigatore, solitamente dilettante. Oltre al già citato S.S. Van Dine, vennero proposte le opere di Agatha Christie, Raymond Chandler, Georges Simenon, Erle Stanley Gardner. In un’unica collana, il lettore italiano potè incontrare personaggi del calibro di Philo Vance, Hercule Poirot, Philip Marlowe, il commissario Maigret e Parry Mason. Un sogno dunque, per il popolo di appassionati del genere poliziesco che proprio si andrà a creare in quegli anni.
Direttore storico della collana fu Alberto Tedeschi, che ne aggiustò il calibro e lo adattò al mercato, rendendo i gialli uno dei più grandi successi editoriali della storia del nostro paese.
Nel 1941 il MinCulPop, il Ministero della Cultura Popolare, ne vietò la pubblicazione, vedendo nei gialli dei “corruttori della moralità italica”. A nulla servirono le assurde leggi repressive fasciste. Il dado era stato tratto ed era nato il “giallo” italiano, con una folta schiera di lettori da una parte e un manipolo di ottimi autori dall’altra, che avrebbero risollevato le sorti del noir nostrano nel secondo dopoguerra.
[articolo già pubblicato sul blog di Noir Italiano - Tutto il nero del poliziesco all'italiana]