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I giorni del corvo e i segreti del Vaticano. Una religiosa secolare si interroga.

Creato il 06 ottobre 2012 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

I giorni del corvo e i segreti del Vaticano. Una religiosa secolare si interroga.di Danila Oppio. Il processo a Paolo Gabriele, maggiordomo di Casa Ratzinger è iniziato con un mare di contraddizioni. La persona che avrebbe dovuto essere la più discreta possibile, si è rivelata una “spia” che fin dall’inizio del pontificato di Benedetto XVI ha messo mano a documenti riservati, e anche sottratto oggetti di valore, quali un libro del “500, un assegno di 100.000 euro, intestato al Papa,una pepita d’oro e soprattutto, una marea di documenti, tra cui alcuni riservati (referti medici, riguardanti la salute del Pontefice) accatastati in un paio di armadi, stipatissimi, fin dal 2006, data della salita al trono di Pietro di Papa Joseph.  Cleptomania compulsiva? Il signor Gabriele era “guidato” o “suggestionato”, come si legge in articoli che trattano il processo istituito presso lo Stato del Vaticano, da persone esterne o interne allo stesso? I giornali scrivono e riportano resoconti dettagliati delle dichiarazioni dell’imputato, e testimonianze varie.

Sono persona che non ama nessuna sfumatura di grigio: in fatto di processi, o è bianco o nero. E ad ogni atto, ci metto un’etichetta ben leggibile: se uno ruba, è ladro, qualsiasi sia l’entità dell’ammontare dell’oggetto rubato. E se il maggiordomo ha rubato libri e pepite, non posso pensare che le abbia “prese in prestito”. Ma i documenti? Quelli che valore hanno avuto per lui? Una forma di collezionismo, come chi raccoglie francobolli o articoli di giornale? Non credo, se ha provveduto a passare parte di questi incartamenti, a colui che poi ne ha scritto un libro, il giornalista Gianluigi Nuzzi, e da questi pubblicati nel libro “Sua Santità”. Gli Amici di Papa Ratzinger, un blog che difende ad oltranza il Vicario di Cristo, ha dato voce in questi mesi, all’indignazione di molti per i torti subiti dal Pontefice nella vicenda.

Lascio ai giudici di indagare a fondo, di mettere insieme i pezzi del puzzle di questo processo, e di giudicare e dare la giusta punizione al o ai colpevoli, poiché sono convinta che colui che ha commesso il reato, non ha agito in solitaria!

Vorrei però toccare un altro tasto, ovvero invertire i fattori, e malgrado la matematica asserisca che, invertendo gli stessi, il risultato non cambia, sono persuasa che qualche volta possa accadere.

Prima analisi: quando si assume un individuo che deve svolgere una mansione tanto delicata come quella di dover maneggiare effetti personali del suo datore di lavoro, documenti e quant’altro, non ci si informa con accuratezza della irreprensibilità del dipendente? Non importa se il datore di lavoro sia il Pontefice o un semplice cittadino.

Seconda analisi: per maggior sicurezza, non si controlla che tale persona esca dalla porta, con le tasche vuote e le mani libere? Caspita, per far sparire tanto materiale, e non tutto tascabile e men che meno invisibile, ce ne vuole! Dare fiducia è cosa, usare prudenza, altra.

Terza ed ultima analisi: ed è più che altro una domanda che mi sto ponendo da quando si è cominciato a parlare di questo caso: ma la Chiesa, ed il Papa in primis, non dovrebbero seguire la verità? Ed essere trasparenti? Intendo dire che in Vaticano, a mio avviso, non dovrebbero esistere documenti “segreti”. Il Papa  ha subito un intervento di appendicectomia? Sia chiaro, è un banale esempio che pongo, magari il Papa non ha mai subito questo intervento! Ma perché tenerlo segreto? Anzi, i suoi sostenitori, i suoi amici, avrebbero potuto pregare per l’esito felice dell’operazione. Quali altri documenti di natura segreta dovrebbe celare il Vaticano? A mio avviso nessuno! Tutto dovrebbe apparire sotto la luce del sole. Cristo ha predicato la Verità e la limpidezza di vita, la Chiesa dovrebbe aderire perfettamente agli insegnamenti del Signore.  Ho usato tre volte il condizionale del verbo dovere, poiché non è possibile affermare un assoluto imperativo, quale io sostengo: la Chiesa DEVE aderire totalmente alla Parola del Signore, ma è utopia, e lo dico con dolore, poiché io faccio parte della Chiesa nel modo più assoluto. Ma se mia madre dovesse sbagliare, non lo nascondo.

Se si teme il trafugamento di dati riservati, di documenti secretati, c’è qualcosa che non mi torna, intendo nell’ambito ecclesiastico. Altrimenti mi si costringe a dar ragione a Corrado Augias, che il Vaticano ha segreti che è meglio tacere. (I segreti del Vaticano di Corrado Augias)  Mi torna invece palese che rubare è un’azione illecita, è un delitto contro la libertà dell’uomo. Quindi che il signor Paolo Gabriele venga processato, poiché ladro  e non solo, in quanto ha violato la fiducia di chi lo ha assunto per un incarico di grande responsabilità. Papa o non Papa.

Così come non mi torna che il giornalista Gianluigi Nuzzi si sarebbe servito di materiale illecito (ottenuto senza permesso del legittimo proprietario) per utilizzarlo nella stesura di un suo libro.

La libertà di stampa è sacra, ma fino a quando non si calpesta la libertà altrui, in quanto va sempre tenuto presente che “ la mia libertà finisce laddove inizia la tua”.  Così come violare la proprietà privata, è un gesto di violenza gratuita.

Detto questo, rimango con questa domanda che mi ritorna come un reflusso gastroesofageo: PER QUALE MOTIVO IL VATICANO CONSERVA DOCUMENTI SEGRETI, QUANDO NON DOVREBBE AVERE NULLA DA NASCONDERE?

Featured image Corvus corax, corvo comune (non vaticano, insomma), autore Accipiter, opera propria, fonte Wikipedia.

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