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“I Giorni del Massacro Itri 1911 La camorra contro gli operai sardi”

Creato il 26 aprile 2012 da Yellowflate @yellowflate

“I Giorni del Massacro Itri 1911 La camorra contro gli operai sardi”VENERDI’ 27 APRILE, ALLE ORE 18, PRESENTAZIONE NELLA SALA ANGIOI DEL PALAZZO DELLA PROVINCIA DI SASSARI DEL LIBRO DI ANTONIO BUDRUNI “I GIORNI DEL MASSACRO. Itri 1911: La camorra contro gli operai sardi”. RELATORI:  MANLIO BRIGAGLIA E GUIDO MELIS. La prefazione del libro è di Gian Antonio Stella del Corriere della Sera.

 Il libro ricostruisce una vicenda del luglio 1911, che vide la folla inferocita di Itri – piccolo comune allora in provincia di Caserta e oggi in quella di Latina – scagliarsi contro alcune centinaia di operai sardi, accusati di molestare i buoni abitanti del paesello, ma, in realtà, colpevoli di essersi ribellati alla camorra che pretendeva il pagamento della tangente sul salario dei lavoratori.

Per la camorra, per la ditta appaltatrice dei lavori di costruzione delle gallerie per il passaggio della linea ferroviaria Roma-Napoli e per agli amministratori locali, al soldo della camorra, l’atteggiamento fermo degli operai sardi rappresentava un ostacolo da travolgere. Mai nessuno, infatti, aveva osato ribellarsi alle leggi della malavita organizzata imperante nel casertano. Da qui, l’organizzazione meticolosa del massacro attuato ricorrendo alla propaganda xenofoba contro i “sardegnoli”, accusati di tutti i reati che venivano commessi nel piccolo centro, additati all’opinione pubblica come stupratori delle fanciulli locali, attaccabrighe, delinquenti per “indole”.

In due diversi momenti, il 12 e il 13 luglio, la folla, aizzata dagli amministratori locali e dagli uomini della camorra, mentre le campane suonavano a distesa per chiamare tutti alla caccia “al sardegnolo”, si armava presso il “casino dell’Unione”, dove glia amministratori pubblici avevano ammassato le armi, e si scagliava contro i poveri lavoratori sardi inermi e impreparati. L’unica possibilità di salvezza era rappresentata dalla fuga. Sul terreno rimasero tre morti, trucidati in maniera bestiale, e decine di feriti.

Tutta la stampa nazionale pubblicò la velina della camorra, addossando le responsabilità della carneficina ai sardi, uniche vittime del linciaggio. Solo qualche giorno dopo, grazie al lavoro di controinformazione della Camera del Lavoro di Roma e del quotidiano di Sassari, la Nuova Sardegna, fu ripristinata la verità sulla strage e individuate le responsabilità.

In tutta l’isola si levarono voci di indignazione e di protesta, richieste di giustizia e del ripristino delle regole della civile convivenza. Il 30 luglio fu convocata a Cagliari una grande manifestazione regionale per far arrivare le voci dell’isola al Governo e al Parlamento.

La grande mobilitazione del popolo sardo e delle sue istituzioni favorì il lavoro degli inquirenti e cominciarono ad essere assicurati alla giustizia i primi imputati, tra i quali il sindaco e alcuni assessori di Itri.

Il processo, con 33 imputati alla sbarra, si concluse nel 1914 con una generale assoluzione decisa dalla giuria popolare della corte d’assise di Napoli.


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