(Qui trovate un articolo che parla dei posti di lavoro decisamente choosy dei figli dei ministri).
Con la velocità e l’immediatezza proprie del Web, in pochissime ore sono nati blog e siti che raccolgono le testimonianze dei giovani, come “Choosy sarai tu”, al quale decine di ragazzi hanno già inviato cartelli scritti a pennarello nei quali raccontano le esperienze professionali fallimentari, i titoli di studio inutili, i sogni svaniti e quella parola, “sfruttati”, ormai costante nella loro esperienza.
Cara Fornero,
ho 28 anni, sono laureata con 110 in psicologia e dopo anni di tirocini (gratuiti) ora lavoro come educatrice di sostegno in diverse scuole. Vivo a 600 km dalla mia città e, ogni giorno, per andare da una scuola all’altra faccio circa 10 km in bici. Il mio ultimo stipendio è stato di 398 euro netti. Sono stanca ma forse è perché “so troppo choosy!!!”.
La mia esperienza personale: anni fa, quando cercavo lavoro, provai a propormi come grafico presso le tipografie. Mai ricevuto una sola risposta. Fino a quando mi venne l’illuminazione e iniziai ad inviare curricula nei quali volutamente presentavo un profilo più basso rispetto al mio: niente laurea, nessun master, nessuna esperienza sul Web. Magicamente iniziarono a contattarmi, perché non davo più la sensazione di essere “overqualified” per un posto in tipografia. E così mi arrivarono proposte di stage gratuiti, tirocini e lavori precari sottopagati.
Oggi, se va bene, l’offerta standard è un contratto a tempo determinato part time (con pretesa implicita che si lavori full time), straordinari ovviamente non pagati, nessuna sicurezza sul lavoro e magari nemmeno il lusso della carta igienica in bagno, ma dato che non dobbiamo essere choosy, ci possiamo sempre pulire il sedere con la laurea.