- Era uno dei pilastri del Movimento 5 Stelle. Una forma di valutazione dal basso delle attività politiche, portata avanti con un confronto faccia a faccia con il cittadino: le dimissioni in bianco, due volte all’anno, davanti ad attivisti con la facoltà di licenziare o di rinnovare la fiducia all’eletto. Ora non si potrà più fare. Con un colpo di spugna Beppe Grillo ha proibito ai consiglieri a 5 stelle di rimettere il proprio mandato alle assemblee semestrali.
- ilfattoquotidiano.it
La notizia passa in secondo piano, tra storie di ordinaria corruzione e il grande spettacolo delle elezioni americane. Eppure rappresenta una svolta. Anzi forse la prima manifestazione del progetto Grillo –Casaleggio (e chissà chi altri). Molti meglio di me hanno dibattuto sulle caratteristiche del movimento, del nuovo strumento di partecipazione, della democrazia “liquida”. “Uno vale uno” e se la base non ti apprezza, non ti rinnova il mandato. Mica come quelle cariatidi attaccate alla poltrona da generazioni, che si bloccano i listini. Ma in un attimo e sottovoce cambia tutto. Non si può più, la base rimette “ a sua insaputa” tale facoltà al guru epuratore. E’ proibito. Lo ha deciso il “garante”.
Credo che il momento di tale scelta non sia stato casuale. E credo che sia stato a lungo preparato. Da tanti mesi di uso del web, siti, profili facebook e media come nuova piazza, in cui urlare disordinatamente e anonimamente le proprie frustrazioni. I blog o i social network sono i nuovi Colosseo. Gli eletti o rappresentanti i nuovi gladiatori. E noi stupidini il nuovo pubblico illuso che incitando l’imperatore, crede potrà determinare la libertà o la schiavitù del combattente di turno. La tv e i giornali sono tutti brutti e cattivi, venduti ad una politica corrotta. Il web invece è libertà e democrazia. E’ un luogo magico, un nuovo Paese di Bengodi dove io stessa, ultima tra gli ignoranti, posso far sentire la mia voce e presentare le mie istanze. E udite udite, votare proposte di legge, candidature e quanto altro di inimmaginabile.
Questo esercizio è ormai talmente perfezionato e collaudato, che credo sia in corso una gara quotidiana tra tutti, a quanti commenti e “mi piace”raccoglie una notizia. Con salti rapidi da un argomento all’altro, con quantità considerevoli di commenti e pareri che si sovrappongono l’un l’altro. Impossibile seguirli, improbabile trovarne un filo logico. Impossibile che ne nasca una buona informazione o che ne scaturisca una condivisione di progetti o idee. Perché tutto questo si scatena da un argomento, due righe o un’immagine, calata dall’alto e data in pasto agli affamati di democrazia. “Venite gente e commentate! Che lo spettacolo abbia inizio”. La democrazia è partecipazione. Non importa se non sono preparata, se parlo a vanvera, se sto solo sfogando l’ennesima giornata orribile. Io clicco, condivido, quindi sono politicamente attiva. Mentre scrivo, in Grecia bruciano le piazze per l’ennesima e durissima manovra. Non auspico certo che anche qui si vivano simili tensioni, ma al massimo ho visto le fila e la ressa solo per l’acquisto dell’ultimo I- Phone. Ma ora comprendo, è persino ovvio: non ho in mano un semplice telefonino, ma la mia nuova “scheda elettorale”, il nuovo strumento con cui farò finalmente valere i miei diritti. La chiave del potere di dettare le regole. Poco importa se chi sta un gradino sopra il mio, in una mattina come questa, girerà il pollice in giù e scriverà sul blog: “non si può più”!