I Grandi Attori del Cinema: Alberto Sordi

Creato il 20 marzo 2013 da Postscriptum
 

Alberto Sordi è Il Marchese del Grillo

Alberto Sordi è stato uno dei più importanti attori della storia del cinema italiano. Nessuno come lui è riuscito a raccontare l’Italia e gli Italiani in molti aspetti, seguendo sempre l’andare delle epoche. Interprete di tantissimi indimenticabili film, a 10 anni dalla sua scomparsa Post Scriptum intende ricordare Alberto ripercorrendo i principali tratti della sua meravigliosa carriera.


Alberto Sordi nasce a Roma il 15 giugno 1920, nel quartiere di Trastevere, figlio di un professore d’orchestra e di una insegnante. Dopo le prime esperienze da ragazzo a teatro, nel 1937 vince il concorso come doppiatore di Oliver Hardy, che formava assieme a Stan Laurel la coppia celebre del cinema americano, e comincia a frequentare l’ambiente dell’alto spettacolo. Fa anche le prime comparse in alcuni film a partire dal 1940, soprattutto diretto da Mario Mattòli, e frequenta pure la rivista, oltre a divenire un sempre più importante doppiatore. Nel dopoguerra, la radio diventa occasione per farsi conoscere e con personaggi come “Mario Pio”, “Il compagnuccio della parrocchietta” ed “Il conte Claro”, è apprezzato da molti. E proprio basandosi sul personaggio del “Compagnuccio” scrive il suo primo film da protagonista “Mamma mia che impressione!” nel 1950, diretto da Roberto Savarese.
Ma la grande occasione si presenta nel 1952, quando Federico Fellini, giovane regista riminese, lo sceglie per la parte dello sceicco in “Lo Sceicco bianco”. Un ottimo successo, e Fellini vuole con sé Alberto anche per “I Vitelloni” del 1953, uno dei capolavori del cinema italiano, che vale a Sordi il Nastro d’Argento come miglior attore non protagonista. Cinque amici, che vivono in una piccola città sul mare, bighellonano e fanno di tutto per fuggire dal lavoro e dalle responsabilità, ma ognuno di sé porta addosso anche tanta malinconia. Come il personaggio di Sordi, che vive a carico della madre e della sorella e ama solo divertirsi. Celebre la scena del gesto dell’ombrello ai “lavoratori della malta”, geniale e dissacrante.

I Vitelloni 1953

Ma ecco anche, tra gli altri,  “Accadde al Commissariato “ di Giorgio Simonelli e “Un giorno in Pretura” di Steno, Stefano Vanzina, in cui in uno degli episodi interpreta Nando Moriconi, che poi ripropone con grande successo in “Un’ Americano a Roma” del 1954, ancora di Steno: Nando è un ragazzo che ha il mito dell’America in testa, ma finisce per provocare guai a sé stesso e a chi gli sta accanto.

Un Americano a Roma 1954

Tra il 1955 e il 1958 arrivano oltre 20 film, tra i quali ricordiamo “Buonanotte… Avvocato!” di Giorgio Bianchi, “Lo scapolo d’oro” di Antonio Pietrangeli, col quale vince il Nastro d’Argento di miglior attore protagonista, “Un eroe dei nostri tempi” di Mario Monicelli, “Il Segno di Venere” di Dino Risi, “Il Conte Max” di Giorgio Bianchi, in cui duetta assieme a Vittorio De Sica: Sordi interpreta Alberto, un giovane giornalaio romano che sogna di entrare nel mondo dell’alta società, e vi riesce con l’aiuto del decaduto Conte Max Orsini Varaldo, uno strepitoso De Sica, scambiandosi addirittura per esso, ma darà il via a una serie di esilaranti equivoci. Da ricordare ancora, in questo periodo, “Guardia, Guardia Scelta, Brigadiere e Maresciallo” di Mauro Bolognini e “Il Marito” di Nanni Loy e Gianni Puccini.
Nel 1959, oltre ad altre importanti commedie, tra cui “Il Vedovo” di Dino Risi, ecco anche due film come “I Magliari” di Francesco Rosi e soprattutto “La Grande Guerra” di Mario Monicelli, in coppia con Vittorio Gassman. Oreste Jacovacci(Sordi) è un soldato scansafatiche, e lo stesso vale per Giovanni Busacca(Gassman), ma entrambi si ritrovano assieme sul fronte della Prima Guerra mondiale contro il nemico austro-tedesco. Tra assalti, bombardamenti, vari espedienti tutti per evitare di finire uccisi in battaglia, i due diverranno veri soldati quando, catturati, negano di svelare particolari strategici a un ufficiale austriaco. Un film amaro, divertente e indimenticabile, vincitore del Leone d’Oro a Venezia ex-aequo con “Il Generale della Rovere” di Rossellini. Sordi viene riconosciuto da tutti come attore completo, superando la diffidenza di parte della critica che lo osteggiava ancora.

La Grande Guerra 1959

E altra grande prova è quella in “Tutti a Casa” di Luigi Comencini del 1960, in cui Alberto è il sottotenente Innocenzi, che l’8 settembre 1943 viene colto di sorpresa, come tutto l’esercito italiano, alla notizia dell’armistizio tra Italia e Alleati, trovandosi così contro i tedeschi. Innocenzi tenterà di tornare a casa dal padre, uno splendido Eduardo De Filippo, assieme al geniere Ceccarelli(Serge Reggiani). Ma finirà per unirsi ai combattenti napoletani durante la cacciata dei tedeschi dal Sud. Anche questo è un affresco eccezionale della tragedia della guerra. Sempre nel 1960, ecco “Il Vigile” di Luigi Zampa, una commedia satirica ed esilarante, ispirata ad una storia vera, che vede protagonista Otello Celletti, un disoccupato che riesce ad ottenere un posto da vigile urbano a Roma ma finirà per commettere una serie di guai, e quando cercherà di fare il suo dovere, facendo una multa al sindaco, dovrà scendere a compromessi per tenere il posto. Ancora in coppia con Vittorio De Sica, nella parte del sindaco, e con Marisa Merlini, Sylva Koscina, Mario Riva tra gli altri.

Il Vigile 1960

“Il Vigile” introduce gli anni ’60, decennio di crescita economica e culturale dell’Italia. E la società italiana che cambia viene raccontata dal Cinema nei suoi lati positivi e in quelli negativi, e Alberto Sordi è l’artista che più rappresenta le varie facce di questa società. Sulla realtà che si viveva, ecco che venivano adattati molti dei film a cui ha preso parte, da autore e da attore. Sordi resta romano dentro, con tutti i suoi aspetti ma in realtà rappresenta un’Italia che cambia, approfondendo la conoscenza della sua Città ma parlando di tutti gli italiani. Ecco quindi un episodio in “Il Giudizio Universale” di Vittorio De Sica, ma anche “Una Vita Difficile” di Dino Risi, con un personaggio che avrà una parabola grottesca tra avventure politiche e sentimentali, ma finirà per restare deluso dalla società contemporanea; nel 1962 un film sul collegamento tra mafia italiana e mafia americana, vale a dire “Il Mafioso” di Alberto Lattuada; ne “Il Commissario” di Luigi Comencini interpreta un vice-commissario che verrà bloccato in tutti i modi verso la soluzione di indagini che però possono far saltare figure di rilievo e i loro traffici; e ancora “Il Boom” di Vittorio De Sica“Il Maestro di Vigevano” di Elio Petri, sono due commedie amare che raccontano due realtà differenti tra di esse. E nel 1965 ecco “I Complessi”, nell’episodio “Guglielmo il Dentone”, diretto da Luigi Filippo D’Amico, in cui Sordi interpreta Guglielmo Bertone, aspirante giornalista alla RAI, bravissimo ma dalla dentatura appariscente, e durante il concorso, non potendo contestare nulla sul piano professionale, la Commissione tenta di farlo cadere in errore ma Guglielmo avrà la meglio, festeggiando il posto con le gemelle Kessler. Nel mondo dell’ informazione e dello spettacolo conta di più la preparazione professionale o l’apparenza? Il film, in chiave grottesca, dà la risposta.

Nel 1966 Alberto Sordi si ritiene finalmente maturo per poter passare anche alla regia, oltre alla scrittura e all’interpretazione dei film. Esordisce alla macchina da presa con il bellissimo “Fumo di Londra”, scritto assieme a Sergio Amidei, un’opera colpevolmente poco proposta in televisione oggi. Sordi interpreta l’antiquario Dante Fontana, che per aggiudicarsi una statua in un’asta partirà per Londra, dando il via a una serie di avventure ma finirà per essere costretto a tornare in Italia, rimpatriato dalla polizia britannica. La colonna sonora, composta da Piero Piccioni, sarà l’inizio di un sodalizio artistico che durerà per oltre 30 anni, col maestro Piccioni che comporrà, col suo stile inconfondibile, le musiche per quasi tutti i film con Alberto alla regia.
Dietro la macchina da presa, oltre che da interprete, ecco anche “Scusi, lei è favorevole o contrario?”, commedia sul tema del divorzio in cui Sordi è l’industriale Tullio Conforti, che per mantenere un’immagine seria si dichiara contrario, ma in realtà è di fatto separato dalla moglie e ha un’amante per ogni giorno della settimana! Nel 1967 anche “Un Italiano in America”, omaggio agli Stati Uniti scritto con Rodolfo Sonego, interpretato assieme a Vittorio De Sica, ma stavolta con una punta d’amarezza perché gli USA riserveranno più delusioni che soddisfazioni al protagonista del film.

Fumo di Londra 1966

Una società che si evolve quella italiana, ma anche in peggio sotto vari aspetti, ben illustrati in “Il Medico della Mutua” di Luigi Zampa, scritto con lo stesso regista e Sergio Amidei, in cui Sordi è il medico, appena laureato, Guido Tersilli, che riuscirà a fare un’importante carriera imparando a farsi largo nel competitivo e complesso mondo della sanità italiana, risaltandone con una satira sferzante i tratti caratterizzanti. Ci sarà anche un secondo capitolo diretto nel 1969 da Luciano Salce.
Tra le altre pellicole di fine anni ’60, tre sono significative. “Riusciranno i nostri eroi a ritrovare il loro amico misteriosamente scomparso in Africa?”, di Ettore Scola del 1968, scritto da Age e Scarpelli, è una commedia divertente e imprevedibile in cui il ricco editore Fausto Di Salvio(Sordi), assieme al collaboratore e ragioniere Palmarini(Bernard Blier), è costretto a partire per l’Africa per ritrovare il cognato Oreste, detto “Titino”(Nino Manfredi), fuggito da qualche tempo perché oppresso da una società frenetica e vuota; “Amore Mio Aiutami”, diretto da Sordi nel 1969, lo vede protagonista in coppia con Monica Vitti, e sarà l’inizio di un sodalizio indimenticabile in diversi film. Qui la trama è incentrata sulla crisi di una coppia, Giovanni e Raffaella, che finiranno per separarsi. Sempre nel 1969, ecco “Nell’Anno del Signore” di Luigi Magni, e Alberto fa parte di un cast a cui prendono parte anche Nino Manfredi, Claudia Cardinale, Enrico Maria Salerno, Ugo Tognazzi, Robert Hossein, Renaud Verley, Britt Ekland e altri. Nella Roma del 1825, i due carbonari Targhini e Montanari verranno condannati alla ghigliottina dal Tribunale pontificio senza avere nemmeno diritto alla difesa. Nella oppressiva Roma papalina, Manfredi è lo sferzante Pasquino, la Cardinale è la giovane ebraica Giuditta, mentre Sordi è un Frate che ha il compito di far confessare i due condannati a morte prima dell’esecuzione, senza riuscirci.

“Detenuto in attesa di giudizio” di Nanni Loy, del 1971, gli vale il David di Donatello di miglior attore protagonista, in un film drammatico e di denuncia nel quale il geometra Giuseppe Di Noi viene, senza un motivo, arrestato e tenuto in carcere per lungo tempo, passando le più terribili sofferenze, e quando verrà riconosciuta la sua estraneità ai fatti addebitatigli, la sua mente sarà ormai compromessa. A inizio anni ’70  ha preso parte anche a “Il Presidente del Borgorosso Football Club” di Luigi Filippo D’Amico, e nello stesso periodo, tra gli altri, partecipa a un episodio in “Contestazione Generale” di Luigi Zampa,  ”Lo scopone scientifico” di Luigi Comencini, e “Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata” ancora di Luigi Zampa, in coppia con Claudia Cardinale, commedia delicata ambientata in Australia.

Nel 1973 ecco da regista “Polvere di Stelle”, in cui è protagonista assieme a Monica Vitti. Mimmo Adami e Dea Dani sono i principali attori di una sgangherata compagnia di avanspettacolo che vive durante gli anni della guerra tante avventure nell’Italia fascista e poi nel Sud liberato dagli Alleati. E proprio a Bari, al Teatro Petruzzelli, la compagnia vivrà il suo momento di successo che però durerà non per molto, e al termine del conflitto Mimmo e Dea torneranno al punto di inizio, vivendo di ricordi effimeri.

Polvere di Stelle 1973

Sempre nel 1973, Alberto è protagonista in “Anastasia Mio Fratello, ovvero il presunto capo dell’anonima assassini” di Steno, e dirige e interpreta un trafficante d’armi in “Finché c’è guerra c’è speranza” nel 1974. Dirige anche nel 1976 il film a episodi “Il comune senso del pudore” e partecipa a un altro film a episodi, “Quelle Strane Occasioni”. Nel 1977, diretto da Mario Monicelli, è il protagonista in “Un borghese piccolo piccolo”, interpretando l’impiegato del Ministero Giovanni Vivaldi che, per vendicare la tragica e fortuita morte del figlio in una sparatoria, si trasforma in un giustiziere implacabile. Un film amaro e tragico che gli vale il David di Donatello(il settimo per lui) e il Nastro d’Argento. Nello stesso periodo ricordiamo ancora la partecipazione a “I Nuovi Mostri”, “Dove vai in vacanza” e la regia di “Io e Caterina” del 1980.

Nel 1981, diretto ancora da Mario Monicelli, è il protagonista in “Il Marchese del Grillo”. Nella Roma del 1809, il Marchese Onofrio del Grillo fa parte della Guardia nobile di Papa Pio VII, ma ha la passione degli scherzi, rivolti a chiunque gli passi per la testa, persino il Santo Padre. Commedia indimenticabile che è diventata punto fondamentale nella carriera di Alberto Sordi, con battute e situazioni grottesche per un film scritto da Alberto con Bernardino Zapponi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Mario Monicelli, Tullio Pinelli. Tra il 1982 e il 1984 dirige “Io so che tu sai che io so”, commedia ancora sulla vita di coppia con Monica Vitti, quindi “Il Tassinaro”, un omaggio a Roma a cui partecipano molti suoi amici tra cui Federico Fellini, “Tutti Dentro” e “In viaggio con papà”, in cui Alberto è protagonista assieme al suo “figlioccio” Carlo Verdone, che considera Sordi un esempio e un maestro. Nel 1985 sarà Verdone invece a dirigere “Troppo Forte”, a cui Sordi prende parte come attore.

Nell’ultima parte di carriera, mentre il pubblico lo acclama a ogni circostanza teatrale, cinematografica e televisiva, Sordi continua a scrivere e lavorare, e tra gli altri film partecipa a “Sono un fenomeno paranormale” di Sergio Corbucci, “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni nel 1990 e “Una botta di Vita” e “Vacanze di Natale ’91″ di Enrico Oldoini. Dirige anche altri film, tra cui spicca “Nestore, l’ultima corsa” del 1994, un film amaro e nostalgico ambientato a Roma. Nel 1995 riceve il Leone d’Oro alla carriera al Festival di Venezia, e negli ultimi anni partecipa a trasmissioni televisive che celebrano e raccontano la sua carriera, oltre a coltivare la passione per il calcio da grande tifoso della Roma.
Alberto Sordi muore il 24 febbraio 2003 sempre nella sua amata città.

A dieci anni dalla sua scomparsa, il ricordo di Alberto è presente in tutti noi. Le giovani generazioni stanno imparando ad apprezzare il grande contributo artistico e umano che Sordi ci ha lasciato e le emozioni che ci ha regalato. Un grande uomo, allegro e altruista, che non si è mai sposato e non ha avuto figli, dedicando la sua vita al pubblico. E tutti noi gli saremo sempre riconoscenti, ricordandolo come merita. Recentemente, e ne abbiamo anche parlato sul nostro Blog, Carlo Verdone col fratello Luca e in collaborazione con la Fondazione Alberto Sordi ha diretto un documentario che ha raccontato Alberto così come l’abbiamo conosciuto, semplice e generoso. Un protagonista unico.

Fonti: La grande storia del Cinema di De Agostini e albertosordi.it

Giuseppe Causarano
Twitter @Causarano88Ibla

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