Fornendo ad un pubblico alle prime armi un intrattenimento fine a sé stesso, che si limiti ad assecondarne voglie e capricci, si pongono le basi perché quella poca cultura che con gli anni s'è creata attorno ai videogiochi svanisca completamente. Si pongono le basi, cioè, perché iniziative di qualità come Players (dello stesso Gatsu) vedano il loro pubblico potenziale assottigliarsi sempre di più.
La mia idea è che forse le produzioni rivolte agli adolescenti dovrebbero avere anche un intento pedagogico, o, per dirla in altra maniera (ché "pedagogico" suona brutto), non dovrebbero rinunciare del tutto ad abbinare l'informazione e l'approfondimento all'intrattenimento (così come, d'altro canto, abbinare un po' d'intrattenimento all'approfondimento e all'informazione non fa mai male).
Il rischio è che, tra qualche anno, chi vorrà parlare di videogiochi dovrà farlo alla stregua di una televendita, con il gioco del momento al posto della batteria di pentole e della bici con cambio Shimano... e in fondo, un po' è già così.
Il futuro delle recensioni!
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