I grassi anni ’60 di John Waters rivivono in alta definizione

Creato il 30 marzo 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Sotto la regia di Adam Shankman, nel 2007 è stato possibile assistere alla rilettura della potente favola della ragazza grassa dalla voluminosa acconciatura e con dei grandi sogni tramite Hairspray-Grasso è bello!, interpretato da John Travolta e Zac Efron, nonché re-invenzione cinematografica dell’omonimo musical ispirato a Grasso è bello, atipico cult che, ambientato nei primi anni ’60, ha segnato nel 1988 l’ingresso nel circuito hollywoodiano per John Waters, dopo quasi vent’anni di militanza nel sottobosco underground e, soprattutto, nell’ambito cattivo gusto su celluloide.

Del resto, tra una Mashed potato time di Dee Dee Sharp ed evergreen decisamente più slow del calibro di Duke of earl di Gene Chandler e You don’t own me di Leslie Gore, l’autore di classici del trash quali Pink flamingos e Polyester – che si ritaglia anche la parte di un bizzarro psichiatra – non dimentica di accennare a pedicelli da spremere sul viso, topi tra i piedi in situazioni romantiche e una vomitata sulle giostre nel raccontare la vicenda della tutt’altro che esile Tracy Turnblad alias Ricki Lake, la quale finisce per ottenere una certa popolarità presso il The Corny Collins Show, spettacolo televisivo di ballo che si registra a Baltimora, suscitando le ire di Amber Von Tussle, ovvero Colleen Fitzpatrick: reginetta della trasmissione e figlia di insopportabili benestanti.

Perché, con il compianto Sonny Bono e la Deborah Harry dei Blondie a fare da genitori di quest’ultima, dietro l’affascinante look tempestato di allegri colori e pettinature esagerate volto efficacemente a rievocare la spensieratezza e la vitalità del periodo storico immediatamente successivo al decennio che segnò la nascita del rock’n’roll, non si nasconde affatto, in realtà, una critica sia nei confronti dell’ossessione per l’estetica che dell’apparentemente linda facciata del perbenismo a stelle e strisce dell’epoca.

Infatti, con l’obesità cui il titolo italiano fa riferimento destinata ad incarnare motivo di diversità ed emarginazione sociale quanto il colore della pelle differente dal bianco lo rappresenta per i razzisti, potremmo quasi definire una sorta di anti-American graffiti la oltre ora e mezza di visione in questione, ritmata nella giusta maniera in mezzo a gare di limbo e twist scatenati e perfettamente in bilico tra effetto nostalgia e momenti ironici (citiamo soltanto la divertente sequenza in cui la insopportabile madre della migliore amica della protagonista attraversa il quartiere dei neri).

E, ovviamente, mentre Town without pity di Gene Pitney, I wish I were a princess di Little Peggy March e Nothing takes a place of you di Toussaint McCall provvedono ad arricchire la splendida colonna sonora, nel doppio ruolo della mamma di Tracy e di Arvin Hodgepile non manca la presenza fissa watersiana Divine (all’anagrafe Harris Glenn Milstead), scomparso proprio poco dopo il termine delle riprese del film; che, curiosamente mai uscito su supporto dvd tricolore, sebbene a suo tempo sia circolato dalle nostre parti in sala e in vhs, viene ora riscoperto in blu-ray da Warner Bros Entertainment, corredato di commento audio di regista e protagonista e di non pochi contenuti extra.

Quindi, una volta che vi siete rituffati negli anni pre-Beatles, lasciatevi rapire anche dal trailer del lungometraggio, dalla testimonianza audio di Elton John e, soprattutto, dall’abbondanza di materiale video risalente ai tempi della realizzazione della pellicola; tra interviste allo scenografo, alla produttrice Rachel Talalay, ad altri collaboratori di Waters e, addirittura, a Gary e Linda Snyder, conosciutisi a quel The Buddy Deane Show cui s’ispira proprio il The Corny Collins Show.

Francesco Lomuscio


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