di Fabio Belli
L’Islanda e il calcio si osservano con reciproca curiosità da anni, senza mai tentare però un deciso corteggiamento. In questi giorni, la nazionale dell’isola nell’estremo nord dell’Europa sta provando a raggiungere la vetta massima della sua storia, rappresentata dalla qualificazione ai Mondiali in Brasile del 2014. Quella che è considerata la terra adottiva per eccellenza del football (quella natale non può che essere l’Inghilterra), ospiterebbe per la prima volta le allegre orde nordiche di tifosi di una nazionale mai così giovane e brillante, Croazia permettendo.
Stiamo parlando di Eidur Gudjohnsen, l’unico calciatore islandese ad aver vinto campionati come la Premier League (con il Chelsea), la Liga e ad aver fatto parte della rosa che nel 2009 ha conquistato la Champions League (con il Barcellona). Una storia iniziata ad appena sedici anni, nel Valur di Reykjavik, dove si distinse tanto da guadagnarsi un ingaggio nel PSV Eindhoven, quando a metà degli anni novanta era ancora una rarità vedere un calciatore islandese in un importante campionato europeo. L’Eredivisie fu il primo di tanti successi di prestigio per quello che inevitabilmente è diventato anche il capitano della sua nazionale.
E proprio nella nazionale islandese Gudjohnsen si è guadagnato un primato finora imbattibile: il 24 aprile del 1996, nell’amichevole disputata dall’Islanda contro l’Estonia, Eidur ha fatto il suo esordio nella selezione locale entrando a partita iniziata. La particolarità che rende unico questo episodio è che a cedergli il posto in campo fu il padre Arnor, attaccante classe 1961 che a sua volta fu un pioniere come ambasciatore del calcio islandese nel mondo, nonché stella dell’Anderlecht, club con il quale si fregiò del titolo di capocannoniere del campionato belga nel 1987. Di casi di calciatori di parentela stretta in campo, anche nelle varie nazionali, ce ne sono molti, ma si tratta quasi sempre di fratelli.
E dire che i Gudjohnsen senior e junior avrebbero dovuto fare coppia d’attacco in un impegno successivo dell’Islanda, se Eidur non avesse subito un infortunio molto grave alla caviglia, che rischiò anche di stroncarne sul nascere la carriera. Che invece si è prolungata fino ai giorni nostri, tanto che nell’andata dello spareggio Mondiale contro la Croazia a Reykjavik, è sceso in campo nella speranza di regalare un contributo decisivo ai suoi, a trentacinque anni da poco compiuti. Se il sogno islandese si trasformerà in realtà al ‘Maksimir‘ di Zagabria, allora il Mondiale brasiliano potrà diventare per Gudjohnsen il coronamento di una straordinaria carriera.