I Jeans di Garibaldi

Creato il 08 aprile 2011 da Mirco
I Jeans di Garibaldi, custoditi dal museo risorgimentale di Roma, hanno una toppa sulla coscia sinistra. Si dice che quella ferita fu la conseguenza di un attentato a cui Garibaldi scampò chissà come. E' certo che quell'evento poteva cambiare la storia perché se il generale fosse morto, forse l'Italia e gli italiani non sarebbero stati fatti. E chissà quanto tempo avremmo dovuto aspettare.
Luisa Mattia racconta questa storia e lo fa narrando la vicenda dell'attentato dal punto di vista di due bambini. La prima si chiama Celestina. E' una siciliana semplice, cresciuta nella semplicità della civiltà contadina. La sua unica ricchezza è una mula di nome Rosa. Questa mula rappresenta per lei una compagna, forse l'unica amica che aveva, nonché un'importante fonte di sostentamento e lavoro. Per questo motivo quando i Garibaldini se ne impossessano lei decide di andare a riprendersela. La missione di Caribbaldo (così la ragazzina chiama Garibaldi) è troppo importante. Nonostante l'età e la semplicità, Celestina ne intuisce la portata e decide quindi di lasciare Rosa all'esercito dei mille, ma lei la accompagnerà. Dove va Rosa va lei, dice caparbiamente.
Celestina è una bambina testarda, cocciuta ed estremamente coraggiosa. Salva addirittura la vita al figlio di un ufficiale piemontese, Pinìn, che stava per essere ucciso da un brigante. Pinìn ha circa la sua stessa età.
La loro amicizia durerà per tutto il viaggio, fin quando arriveranno a Palermo e lì conosceranno il generale Garibaldi che al posto di una sontuosa divisa pieni di fregi e medaglie indossa un camicia rossa (così come tutti gli altri garibaldini. Si dice che siano camicie prese a dei macellai) e un paio di jeans sporchi. Garibaldi ha preferito questo tipo di tela al posto di una scomoda divisa perché erano indumenti comodi, i panni di un vero lavoratore, un operaio o contadino che fosse.
Non vi racconto troppi particolari della storia, non serve. Ne consiglio la lettura perché lo stile di Luisa Mattia è semplice ed efficace. Celestina mostra perfettamente la sua indole come soltanto una buona scrittura può mostrare. La storia è ovviamente inventata perché di questo attentato non si sa molto. Rimane una toppa a dimostrazione che fare l'Italia e gli italiani non era così facile.
Le illustrazioni sono di Paolo D'Altan.
...
Guardo con tenerezza la ragazzina.
 - Così vuoi essere...
- Piemontese. Perché voi siete piemontese, è vero?
- Chiese Celestina.
- Io sono italiano, - mormorò Garibaldi, - tutti lo saremo e presto.
- Allora sono italiana pure io. Basta che voi lo dite.
Lui le mise una mano sulla spalla. - Celestina, tu sei italiana. Ti basta?
- No.
- Che altro?
- Potete dire che Rosa me la posso riprendere, così nessuno dei soldati se la porta via?

I jeans di Garibaldi. Ovvero come Celestina vinse la sua battaglia.
Carthusia Edizioni.
di Luisa Mattia e Paolo D'Altan

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