In una puntata della seconda stagione di »Modern Family» il dolcissimo Manny si apprestava con malinconia a compiere gli anni nella maniera di chi solo si è sempre comportato da adulto può compiere: vestito da Al Capone, con il discorso di ringraziamento pronto nella tasca interna della giacca e con l'invidia nel guardare il cugino Luke, stupido come tutti i bambini della sua età. Il povero Manny suona il flauto di Pan e decanta poesie alle compagne di classe, è un eletto ma anche un dannato. Solo alla fine della puntata capisce che ha tutto il tempo del mondo per comportarsi da bambino. Il giovane Manny sono io (se vogliamo dirla tutta, a 8 anni ci assomigliavo pure), quando da seria adolescente in un mondo di stronzetti del liceo ho vissuto l'adolescenza più tardiva dai tempi del caso di Benjamin Button. (Ah, lui era disperato? Capirai, essere grassi da bambini batterà sempre il sembrar vecchissimi). L'adolescenza tardiva è quando fai
di tutto per essere una persona con la testa sulle spalle, in un periodo di ribellione in cui tutti si facevano tatuaggi che pochi anni dopo avrebbero rimpianto, io passavo il periodo più brutto della mia intera giovane vita. Una di quelle poche cose a cui mi affezionai in maniera spassionata e allegra fu la musica degli
Amari, che in quell'epoca pre-Facebook (quindi del nulla) per me non avevano nessuna faccia ma solo un sacco di suoni o esclamazioni del tipo
"Ma cosa sono dei giocattoli? Chi cazzo è Mogol? Ma è rap?". Che già una è confusa di suo, già non hai amici per ascoltare il rap e sei circondata da idolatratori dei
Meganoidi... Insomma, un tale macello da lasciar fuori per immergersi completamente in «Grand Master Mogol» sul pullman di ritorno da scuola Monza-Taccona. Quando ho scoperto gli Amari non sapevo manco con chi parlarne, fin quando non sono riuscita a far entrare nel tunnel la dolce Francesca, la mia bff. La sindrome arrivò a livelli altissimi quando iniziai a scaricare non la musica, mava', ma i VIDEO da Emule: intere nottate per scaricare il video di
Bolognina Revolution, quando alla fine ti ritrovavi nei download un soft-porno delle Filippine (perché lì molte ragazze si chiamano Amari) così finivi a piangere perché avevi buttato ben 5 ore di pc acceso per vedere delle tipe nude e invece volevi solo vedere la tuta di Superman in loop e lasciare che il contatore di iTunes la decretasse come la canzone della tua vita. Questo a 17 anni, perché risentirla adesso è buffo, è come quelle persone con cui passi i momenti più belli della tua vita, poi ci si allontana e quando le rincontri vi dite solo
"Minchia, ma ancora che nevica?" ma vorresti dire altro. Gli anni sono passati e a guardarmi indietro mi sento anche molto in imbarazzo nei confronti della Elena adolescente, che non è mai stata una persona poi così meglio. Ma
meglio male, come dicono nella pubblicità di Inquinello nel Micidial TG. Quando hai una cosa bella che ti far star bene, che sia una balena fatta con l'arcobaleno o frasi come
"Scusa se anche questa notte voglio stare a casa, devo salvare il mondooo" la tieni stretta: e allora giù di ordinazioni alla Riotmaker, di magliette di taglie sbagliatissime, di stalking pesante sull'amato Fotolog e di citazioni appiccicate ad ogni attimo della mia vita, perché tutto calzava alla perfezione. «L'avvoltoio delle 3» dedicata all'amico che soffriva, massì «Tremendamente belli» sotto le foto di
pasquetta. Il momento più imbarazzante è stato quando avevo scritto sotto una foto di un tipo che frequentavo
Torino Revolution: il Dariella (che salutiamo) commentò con un allarmante
"Abbiamo creato un mostro." Momento ancora migliore quando a 18 anni, al banchetto del Mi Ami, il Pasta (che saluto affettuosamente) mi disse:
ma tu sei Infetta? Un momento talmente bello che in confronto esser stata rimorchiata dal batterista dei
Placebo (era quello nuovo quindi non valeva, un po' come una ristampa) è il nulla.
Mi Ami 2007
Un amore dove il groupismo non c'entrava proprio nulla, ci si aggrappava ai colori e ai suoni mentre mi ripetevo -non sarò mai più così giovane, non sarò mai più così triste e felice- e non facevo nulla per viverla. Ma non dimentichiamoci di quando si è andate al Rocket a vedere la PRIMA del video di «30 anni che non ci vediamo»: grazie a dio quel buco è di un buio più assoluto, perché avevo le lacrime fino alle ginocchia e le unghie della Fra nel braccio. E anche lì il problema era proprio il tempo: 30 anni che non ci vediamo, non si sapeva manco a chi dedicarla ma si sentiva lo stesso un senso di vuoto e la voglia di abbottonarlo. Solo anni dopo (e con anni dopo intendo adesso) ho capito che tutto quel tempo è recuperabile, che anche se sei una persona che non è fuori corso perennemente, puoi essere giovane lo stesso. Ehi sono ancora giovane e posso ancora fare tutte quelle robe che avete fatto voi (darla), fare spallucce e dire
"Vabbe' ero giovane" (e con giovane intendo l'altro sabato). Per questo è importante recuperare il tempo più importante, per questo di tempo ce n'è ancora e bisogna concedersene. Per questo sabato sarò al
concerto degli Amari al Circolo Magnolia, a provare ad affezionarmi alle canzoni di Kilometri (l'album maturo blabla, 'ste cose non le devo scrivere io, ma forse nemmeno voi) rimembrando quando, ancora teen e senza patente, arrivammo al concerto al Magnolia a fine live. Correndo per tutto il lunghissimo viale, maledicendo l'amica grande che ci era passata a prendere a mezzanotte:
"Alle dieci le avevo detto, alle dieci! Dio, Elena devi correre!" "Oh, ho i tacchi un giorno imparerò a camminarci!".Tra l'altro, questo è il tipico post che al prossimo disco degli Amari mi vergognerò di aver scritto.