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I lavori che gli italiani non vogliono piu’ fare , o la paga che non vogliono (ancora) prendere?

Creato il 11 aprile 2011 da Malpaese @IlMalpaese

I lavori che gli italiani non vogliono piu’ fare , o la paga che non vogliono (ancora) prendere?

Questa storia la sento fin dalle prime ondate di immigrazione in Italia, intorno alla fine degli anni ’80 (ricordate i filippini? e i polacchi?). “Fanno i lavori che gli italiani non vogliono piu’ fare” era un’osservazione che forse aveva un qualche senso, in un Paese pieno di laureati che riuscivano a trovare lavoro, ben pagato, o che erano ancora in grado di avviare con qualche sacrificio un’attivita’ professionale o imprenditoriale. Chi aveva piu’ voglia di programmarsi un futuro come muratore, bracciante, domestica, sguattero di cucina? Molto meglio, anche nei casi di scolarita’ piu’ bassa, andare in fabbrica.

Oggi questa affermazione suona molto piu’ sciocca ed e’ completamente priva di significato. La verita’ e’ che gli stranieri sono quelli che prendono le paghe che gli italiani non vogliono rassegnarsi a prendere. Raccogliere pomodori a 15 euro al giorno? Per farsi bastare una paga simile occorrono precisi requisiti: vivere in venti persone in una cantina senza servizi igienici, mangiare quel che si trova, avere come unico mezzo di trasporto il furgone del caporale.
Agli italiani mancano appunto questi requisiti fondamentali. L’italiano avrebbe l’esosa pretesa di almeno una camera ammobiliata, due pasti caldi, un’auto usata, la domenica libera, e per potergli concedere questi lussi da basso impero bisogna pagarlo almeno 40 euro al giorno. La trattativa e’ nulla ancora prima di cominciare, sarem mica matti a strapagare la gente.

La percezione di molti e’ quindi corretta: “Gli stranieri ci portano via il lavoro”, sento dire da padri di famiglia di periferia che fino a ieri facevano i muratori e ora stanno a spasso, mentre il rumeno ha preso il loro posto. Questi signori farebbero i muratori piu’ che volentieri, sapete, anche se sono italiani: ma non a 20 euro al giorno in nero. Il rumeno prende la paga che gli italiani non possono prendere. O meglio: tanti italiani la prendono gia’, negli scantinati dei terzisti napoletani, nei negozi del centro di Roma, nei call center al nord. Ma almeno riescono a stare al caldo d’inverno e magari seduti.

Forse e’ per questo che i migranti li hanno portati tutti in Puglia, in tendopoli da dove si puo’ agevolmente scappare: fuori dalla tendopoli ci sono gia’ file di furgoni di caporali a fauci spalancate, pronti ad inghiottire chi non ha una meta all’estero. E’ cosi che va avanti questa disastrata economia: braccia semigratuite consegnate deliberatamente dalla politica alla malavita che le sfrutta.

Ora, personalmente vedrei solo due vie di uscita per finirla con questo stato di cose: o gli italiani, non trovando piu’ neppure il call center, finiscono nei campi di pomodori a 15 euro al giorno, oppure si costringe chiunque dia un lavoro a chiunque, a pagare con busta paga sindacale. Quest’ultima ipotesi mostrerebbe come magicamente tanti italiani sarebbero disposti eccome a fare i braccianti o gli sguatteri o i muratori, a mille euro al mese. Ma il problema dei salari e’ l’elefante nella stanza: quando si tratta di extracomunitari, si parla di tutto meno che di questo, anche se proprio questo e’ il punto saliente.

La prima soluzione, invece, e’ quella a cui inesorabilmente sembra spingerci questo andazzo. Tutti schiavi uguale, il paradiso del datore di lavoro.

(Tratto da: http://informazionesenzafiltro.blogspot.com)

fonte : http://www.criticamente.it/culture/20213-i-lavori-che-gli-italiani-non-vogliono-piu-fare-o-la-paga-che-non-vogliono-ancora-prendere



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