- Legumi fonte di ricchezza
Il consumo di legumi è cosa assai antica.
Popoli come i greci, i latini e i romani ne facevano larghissimo uso.
I legumi insieme alla frutta e alla verdura sono alimenti di alto apporto nutrizionale.
Fave, ceci, fagioli, lenticchie, piselli, soia, cicerchie sono i legumi più consumati in assoluto e sono presenti, chi più chi meno, sulle tavole di ogni continente.
Ricchi di ferro, proteine in quantità pari o a volte superiori a quelle della carne, fibre, antiossidanti, sali minerali.
Aiutano la motilità intestinale proprio grazie alle fibre che non essendo assorbibili dal nostro organismo diventano materia di scarto e quindi, aumentando la massa fecale, combattono la stipsi.
Ottima fonte di calorie non dannose per il nostro organismo, sono stati per tantissimo tempo considerati il cibo dei poveri a differenza di frutta e verdure che erano destinate alle diete dei “signori” che potevano permettersi cibi di veloce degradazione e di non abbondante diffusione.
L’introduzione della refrigerazione, dell’inscatolamento, dei fertilizzanti e pesticidi hanno aumentato la durata dei cibi freschi (come frutta e verdura) e di conseguenza il loro largo consumo.
In tutto questo i legumi, pur rimanendo primaria fonte di cibo in culture come quella indiana per motivi etico-religiosi, sono sempre rimasti più relegati a cibo di seconda scelta, lasciando che alimenti come carne, pesce e latticini prendessero il sopravvento.
La globalizzazione, l’industrializzazione, la modernizzazione dei processi di allevamento e di coltura agricola hanno spostato l’attenzione da cibi naturali, ricchi di vitamine, sali minerali, fibre e proteine a cibi raffinati e grassi come carne, latticini, cereali, alimenti ricchi di zuccheri raffinati o oli vegetali che hanno avuto come conseguenza l’aumento di patologie mediche croniche, malattie non trasmissibili come obesità, cardiopatie, ictus, allergie, carenze e intolleranze, penuria di micronutrienti.
Popolazioni in via di sviluppo hanno man mano spostato l’ago della bilancia alimentare da cibi sani e con pochi grassi come frutta, verdura, legumi e specialmente cereali a cibi raffinati e grassi in special modo di origine animale come la carne.
Tutto ciò non ha avuto un impatto solo sulla nostra alimentazione, quindi la nostra salute e la nostra aspettativa di vita, ma anche sulla salute del nostro pianeta.
Quando si parla di sostenibilità, chi non è del settore o non è attento ad argomenti che trattino di ecologia o ambiente, non sa effettivamente bene di cosa si stia parlando.
Ogni alimento che noi coltiviamo o ogni animale che noi alleviamo ha un impatto sull’ambiente, lascia un’orma che si riscontra nella qualità del terreno, delle acque e dell’atmosfera.
Scegliere di preferire una determinata coltivazione, intensificandola, significa togliere spazio, cioè terreno ad altre coltivazioni perché lo spazio coltivabile che noi abbiamo resta sempre lo stesso. Scegliere di allevare animali invece di coltivare legumi, significa intanto togliere terreno ai legumi per destinarlo agli animali; significa coltivare il foraggio da dare a questi animali a scapito delle coltivazioni destinate a consumo umano; significa deforestare per creare nuovi spazi di allevamento; significa impiegare o inquinare risorse idriche destinabili ad uso umano; allevare vuol dire macellare, stoccare e trasportare su ruote, via mare o via aerea la carne, con conseguente aumento dell’inquinamento ambientale. Tutto ciò ha un evidente impatto in primis sull’ambiente ma ne ha uno anche a livello economico non indifferente.
Sacrificando alimenti sani come i legumi a favore di cibi proteici e grassi si ottiene un peggioramento della salute della popolazione, una sovralimentazione con conseguente maggior richiesta di cibo, quindi intensificazione delle produzioni per una massima resa con minima spesa; un serio impatto sulle finanze dei governi che devono far fronte alle difficoltà di un popolo sempre più malato e bisognoso di cure mediche, che diminuisce nel frattempo la sua produttività e la sua mobilità, rendendo necessario il ricorso a mezzi di trasporto anche nei casi in cui potrebbe essere evitato.
Studi condotti dal Department for Environment, Food and Rural Affairs (DEFRA) confermano che un’alimentazione con un impatto ambientale più accettabile e meno dannoso deve basarsi su frutta, verdure e legumi.
E’ necessario un ritorno alle origini nei paesi sviluppati e in via di sviluppo e un miglioramento delle coltivazioni di legumi attualmente in essere nei paesi sottosviluppati nel tentativo di aumentare la resa dei prodotti coltivati.
Scegliere un’alimentazione che prediliga le proteine derivanti dai legumi, imporrebbe l’impiego di una maggiore quantità di terreno ad essi destinato, togliendone agli allevamenti, il che implicherebbe di conseguenza l’impiego di una minore quantità per i foraggi, uso inferiore di risorse idriche, minori emissioni di gas serra. Implicherebbe una rotazione delle coltivazioni per impedire l’impoverimento del terreno e un aumento della produzione dando modo a più persone di poter accedervi.
L’OMS auspica che l’uso quotidiano tra frutta, verdura e legumi salga a 400 grammi a persona; la dieta mediterranea è sempre stata in linea con queste direttive e, al momento, in Europa l’Italia è tra i pochissimi paesi virtuosi insieme a Polonia, Germania e Austria. Ciò che si sta tentando di fare è di insegnare i concetti di sana alimentazione, sostenibilità e rispetto per l’ambiente fin dall’età scolare; migliorando le condizioni di salute, aumenta l’aspettativa di una vita sana; aumenta la salute del pianeta e aumentano le risorse accessibili.
Fonti bibliografiche:
http://www.legumi.it/index.html
http://alimentazione-naturale.blogspot.it/2008/12/legumi-nuove-conferme-delle-ben-note.html
http://www.paginemediche.it/benessere/alimentazione-e-dieta/alimentazione-varia-sana-ed-equilibrata-la-dieta-mediterranea
http://www.volint.it/scuolevis/fame/cosa%20si%20mangia.htm
http://www.expo2015.org/it/esplora/cluster/frutta-e-legumi
http://www.rivistaslow.it/editoriale/nutrienti-e-sostenibili-i-vantaggi-dei-legumi-quotidiani/
http://www.ilgiornaledelcibo.it/cluster-frutta-e-legumi-intervista/