A volte cercava, o mi chiedeva di cercare, un volume che non c'era, gli dicevo: non c'è, e lui: cerca bene; ma non c'era davvero, perché l'officina di Tabucchi era un'officina mobile, divisa fra Vecchiano, Parigi, Lisbona. I libri si muovevano insieme a lui, lo precedevano o seguivano negli spostamenti, e così poteva capitare che se ne perdessero le tracce.
Una mattina, sul tavolo della cucina a Vecchiano, ho trovato un post-it con la domanda "Dov'è Cèline?". Doveva ricordarsi di chiedere alla moglie, la Zè, in quale biblioteca fosse.
Lì per lì, mi era sembrata una domanda più astratta, quasi un'invocazione. Simile a quella che anch'io, e con me molti suoi amici e i suoi lettori, mi ripeto spesso: "Dov'è Tabucchi?".
Domattina la segnerò su un post-it giallo, e aspetterò la risposta.
(Paolo di Paolo, da Nell'officina della malinconia, Il Sole 24 Ore)