Lella Costa: CHE BELLO ESSERE NOI.
Autore: Lella CostaTitolo: Che Bello Essere Noi.Edizioni: PiemmePagine: 148Prezzo: 14 euro
E' questo il privilegio, questa la magia: riconoscere le occasioni d'incontro e non lasciarsele scappare. Noi ragazze, in genere siamo piuttosto brave.
Questo libro mi è stato regalato a Natale da una cara amica. Abbiamo sempre una serata in cui ci riuniamo per farci gli auguri prima che il vento degli impegni familiari ci disperda per un po'. Un'abitudine che ci rende più unite che mai. E' stato bello celebrarla con pensieri speciali che si tramutano in doni speciali. Un libro che già accarezzavo prima ancora di leggerlo.Mi era bastato il titolo, preso da una frase dello scrittore Christopher Hitchens. L'autrice descrive in piena bellezza l'universo femminile. Dal primo incontro con l'amica che finirà per essere ben presto l'altra metà di noi e che non sempre inizia con il piede giusto. Vi sarà capitato no? Dalle empatie ai sentimenti ed emozioni. Dalle scelte simili e non, concezioni di vista analoghe, punti di vista coincidenti. Dai nostri millemila difetti. Dalle antipatie viscerali, dalla schiettezza. Dal fare gruppo o meno.Siamo donne. Fatte per incontrarci e non lasciarci più oppure per camminare su binari paralleli senza rischiare l'incontro. Ma testarde, oneste e sincere fino allo spasimo. Lella Costa affronta il mondo femminile con l'ironia che la contraddistingue. A volte leggendo, mi sono trovata d'accordo con lei, altre meno. Ho riso di ciò che la disturba perchè mi è sembrato paradossale, ma alla fine ho riconosciuto che anche io sono disturbata da cose inutili e al limite dell'ilarità. Insomma un ritratto intelligente e mai banale di noi "piccole donne" in guerra. Ma orgogliose di esserlo. Nei confronti di una società che mai ci ha regalato nulla e continua a distillare dell'inutile pragmatismo nei nostri confronti. Da leggere e regalare a chi ha il cuore vicino al nostro."Io non so come funzioni tra i maschi. Tra femmine succede che spesso ci si incontri e si saltino tutti i preliminari progressivi di una relazione, e ci si ritrovi istintivamente e immediatamente amiche. Come se tutte le vite vissute prima, diversamente e separatamente, costituissero una sorta di alfabeto comune, fatto non solo di sentimenti ed emozioni ma anche di scelte simili, concezioni di vita analoghe, punti di vista coincidenti. Come se - beate noi - ci fosse ripetutamente concessa la possibilità di rivivere la meravigliosa sensazione di avere incontrato una persona nuova e speciale."
Autore: Maurizio De GiovanniTitolo: ViperaEdizioni: Einaudi Stile Libero BIGPagine: 291Prezzo: 12 euro
E dimmi: tu lo sai cos'è l'amore?
Io l'ho visto sai l'amore. L'ho conosciuto, l'ho incontrato. E' fatto di dolore e di malinconia, di ansia e di ritorni. Non si consuma in un attimo. L'amore è fatto di aria fresca e fiori, di lacrime e risate.
Il commissiario Ricciardi e il suo autore Maurizio De Giovanni sono stati una bella novità. Consigliati in maniera calorosa da un'amica di blog; io non potevo sottrarmi ad un invito così piacevole e allora mi sono avvicinata. Mi si è aperto dinnanzi un mondo forte, pieno di odori, sapori e colori che conosco molto bene. Il tutto calibrato da una scrittura versatile, generosa e poetica. Calarsi in un giallo o meglio un bel noir anni '30 come Vipera, poteva essere non proprio facile per me che amo poco il genere. Invece il giallo non mangia il romanzo e lo lascia scorrere fungendo da semplice filo conduttore; facendoci addentrare in quel mondo. Un periodo storico ben preciso e complicato come era vivere in in epoca fascista e nonostante questo, aperto e limpido come solo le belle giornate di sole in quel di Napoli sanno regalare. I personaggi sono semplici e schietti tratteggiati benissimo tanto da diventarci familiari. In equilibrio perfetto fino alla fine. E poi il protagonista, con quell'aura misteriosa che ci incuriosisce al punto giusto. Sarebbe senza dubbio un bel personaggio televisivo , ho pensato. Nei suoi panni ci vedrei bene uno come Filippo Timi, ad esempio. (vabbè la mia è una passione smodata lasciamo stare).
Il primo libro mi è piaciuto e continuerò a leggere anche i successivi. Ultimamente l'autore ha mandato in pensione il commissario Ricciardi creando l'ispettore Giuseppe Lojacono e adattando i suoi romanzi a tempi più moderni. Vedremo se anche il contemporaneo saprà conquistarmi. Non so, conoscendo il mio mood retrò..."E infine tu. Tu che hai ucciso. Tu che sei tra questi o sei altro ancora, tu che hai aspettato che non ci fosse più respiro sotto il cuscino, che il corpo che era stato caldo si raffreddasse, che il sangue smettesse di percorrere le sue vie. Tu, che cosa chiedi alla notte di primavera? Forse cancelli l'ombra di rimorso. Che ti dia ragione, quando hai pensato che non ci sarebbe stata speranza, né pace, con lei. E che ti convinca che senza di lei sarà impossibile vivere, che non hai sbagliato, che tutto andrà a posto. Che non è stata vendetta, che non è stata rabbia. Non disperazione, ma speranza."
Gabriel Garcia Marquez: OCCHI DI CANE AZZURRO
Ma sarà ormai così rassegnato a morire, che forse morirà di rassegnazione.
E' difficile parlare di Gabo, della sua passione per la scrittura, per il mistero e il fantastico, per la morte necessaria alla vita che si rincorrono in ogni suo romanzo. E' difficile per chi lo ama come me e non si è ancora rassegnato alla sua, di morte. Mi capita per esorcizzare la malinconia, di rileggere le sue opere. Da quelle potenti e famose a quelle iniziali, più deboli ma che a cercare con attenzione avevano dentro molti degli elementi che lo avrebbero reso il grande scrittore che sarebbe diventato. Era un giovane studente di circa vent'anni quando per la prima volta gli pubblicarono un racconto: "La terza rassegnazione". Così povero da non possedere nemmeno i cinque centesimi necessari per comprare il giornale. Dovette farseli prestare. Era caparbio e indolente e sapeva benissimo che con gli studi non avrebbe mai concluso nulla. Ma scrivere gli era necessario come vivere.
I racconti giovanili scritti tra il 1947 e il 1955 furono raccolti e pubblicati nel 1972 e tradotti poi in Italia nel 1983 da Mondadori.
Tra i tanti vi segnalo "Monologo di Isabel mentre vede piovere su Macondo".
Datato 1955. La prima volta che parla della città magica, origine di tutto, che lo porterà lontano. Dove nemmeno lui avrebbe forse osato immaginare di andare.
"Piovve per tutto il lunedì, come la domenica. Ma era come se stesse piovendo in un altro modo, perché qualcosa di diverso e di amaro accadeva nel mio cuore. All'imbrunire una voce accanto alla mia seggiola disse: "è noiosa questa pioggia". Senza che mi girassi a guardare, riconobbi la voce di Martin. Sapevo che stava parlando alla seggiola accanto, con la stessa espressione fredda e attonita che non era mutata neppure dopo quella buia alba di dicembre in cui aveva cominciato ad essere mio marito. Erano trascorsi cinque mesi da allora. Adesso io stavo per avere un bambino. E Martin era lì accanto a me, a dire che la pioggia lo annoiava. "noiosa no" dissi. "quello che mi sembra troppo triste è il giardino vuoto e quei poveri alberi che non possono allontanarsi dal cortile". Allora mi voltai a guardarlo e Martin non era più lì. Era appena una voce che mi diceva "naturalmente non finirà mai" e quando guardai verso la voce vidi solo la seggiola vuota."