Dalla prefazione del libro ALLA RICERCA DEI LIBRI DI THOT di Daniela Bortoluzzi
Mi sono già occupata, qualche tempo fa, su questo blog, della figura di THOT, il dio inventore della scrittura dell’antico Egitto accennando, anche e soprattutto, ai famosi libri di THOT forse andati perduti, forse ancora nascosti in qualche luogo segreto e dei quali egittologi, ricercatori e appassionati di tutto il mondo ne sono da sempre alla febbrile ricerca. Questa volta si tratta di un intero volume che ha come specifico argomento proprio ed esclusivamente i libri di THOT. L’autrice del volume è Daniela Bortoluzzi, scrittrice, ricercatrice indipendente, appassionata di insolito e di mistero, che con questo libro dal titolo ALLA RICERCA DEI LIBRI DI THOT cerca di fare chiarezza su molti misteri del passato più remoto dell’uomo e della Terra; si pone delle domande; suggerisce delle ipotesi; riferisce di prove e riporta delle prove per formulare delle teorie che possono apparire fantascientifiche o addirittura inquietanti ma che, ad un’attenta lettura e al cospetto dei tempi, in realtà non lo sono affatto. ALLA RICERCA DEI LIBRI DI THOT è un libro che, pur trattando di un solo argomento, spazia su campi e aree vasti e molto vari, i quali, all’apparenza, non sembrano avere correlazioni. Si parla di Atlantide e della sua scomparsa, cercando di comprendere la sua ubicazione (isola-continente al centro dell’odierno oceano Atlantico? Oppure situata in Antartide? O al largo dell’Indonesia e della Nuova Guinea?); del perchè le piramidi d’Egitto sono state costruite e qual’era la loro vera funzione (sono edifici mirabilmente calcolati e perfettamente costruiti. Le loro implicazioni sono molteplici e misteriose); del Diluvio Universale descritto nella Bibbia e dei miti ad esso riferiti da tutte le antiche civiltà del pianeta (indizio sconcertante che nel passato remoto dell’umanità il pianeta terra ha subito spaventose inondazioni, le quali hanno devastato e distrutto intere comunità); della civiltà sumera; di un decimo pianeta del nostro sistema solare, chiamato dai sumeri Nibiru, ai margini del sistema e con un’orbita ellittica intorno al sole molto allungata che incrocerebbe quella della Terra ogni 3600 anni provocando catastrofi ambientali, inondazioni, terremoti e lo spostamento dell’asse terrestre; di tecnologie sofisticate in possesso degli antichi egizi e di molti altri popoli antichi e soprattutto di una data: il 10500 a. C., che ha “segnato” l’umanità e lo svolgimento della sua civiltà. Ma cosa può centrare tutto questo, ci viene voglia di domandarci, con i libri di THOT? Forse sta proprio qui la connessione del tutto. I libri di THOT (ritenuti in numero di 42) custodiscono una conoscenza misteriosa e suprema che l’umanità odierna forse non è ancora pronta a ricevere e a capire, come hanno pensato i due ricercatori, Petrie e Kinnaman, citati dall’autrice nella prefazione del libro, dopo averne trovato il nascondiglio segreto… Una conoscenza o scienza, misteriosa e suprema, che le civiltà antiche hanno avuto in possesso e hanno applicato, sicuramente portata da visitatori di altri mondi venuti sulla Terra ed entrati in contatto con la razza umana. Daniela Bortoluzzi in ALLA RICERCA DEI LIBRI DI THOT scrive che questi visitatori di altri mondi o extraterrestri venivano chiamati, dai sumeri e dagli egizi, ANUNNAKI (in accadiano “coloro che scesero sulla Terra) ed erano ritenuti dei, realmente quali esseri superiori implicante in pieno il concetto di divinità. I principali fra questi erano OSIRIDE e THOT! I libri di THOT o, come venivano chiamati, i “libri della conoscenza segreta” sono poi dei libri quali li intendiamo noi oggi? Si chiede l’autrice. O anche il concetto di libro “umanamente inteso” non è un esatto metro di giudizio per questa conoscenza oscura? Riguardo al nascondiglio dei libri di THOT, l’autrice riferisce che i due ricercatori, Petrie e Kinnaman, hanno trovato all’ interno della Grande Piramide di Cheope, una “porta segreta” che sbarra l’accesso al famoso nascondiglio e che, sempre all’interno della Grande Piramide, vi sarebbero trenta stanze nascoste (un vero e proprio labirinto) per “sviare” e “scoraggiare” gli intrusi e i profani.
Francesca Rita Rombolà