I libri di febbraio.

Da Mariellas

LA TENTAZIONE DI ESSERE FELICI


Autore: Lorenzo MaroneTitolo: La Tentazione di essere feliciEdizioni: LonganesiPagine: 264Prezzo: 14



"Crediamo che la vita non finisca mai e dietro l'angolo ci sia sempre la novità che cambierà tutto. E' una specie di raggiro che facciamo a noi stessi, così da non prendercela troppo dopo un fallimento, un'opportunità svanita, un treno perso."



Sono rimasta piacevolmente sorpresa dal fatto che subito, dopo appena quattro righe, già amavo quel cinico, burbero, ostico, misogino protagonista. Ovvero Cesare Annunziata. E la sua vita, condotta con assoluta caparbietà ed apparente egoismo, ruota tutta attorno alla sua casa, ai suoi ricordi, al suoi "scarni" affetti e alla sua più grande "certezza": quella di comprendere all'istante chi ha di fronte. Che sia la nuova vicina di casa, che siano i figli o la sua amante generosa. E di tenerli a debita distanza.
Invece non ha capito un cazzo.
Soprattutto di se stesso e di come nella realtà lo vede il suo "mondo".
Il libro è un viaggio che compie il protagonista alla ricerca del vero Cesare.  Gratta gratta, lui per primo arriverà a scoprire un'umanità che pensava di non possedere. Passando attraverso tragedie, e crolli di fondamenta. Ritrovandosi negli sguardi dei figli e nella consapevolezza che sì, a volte nella vita è necessario ricredersi e abbandonare tutte le certezze che pensiamo inossidabili, per riuscire a riscriverla. E farlo, di sicuro, non è questione di età ma semplicemente di volontà.
Mi è piaciuta la scrittura di Lorenzo Marone, assolutamente scevra da virilismi, dinamica, schietta, drammatica ma non patetica. Ci consegna la figura di un uomo senza età e senza tempo, capace di comprendere che non è mai troppo tardi per il riscatto.
"Quando sono uscito dallo studio di mia figlia, era furente, mi sentivo umiliato e tradito, e su quell'ira ho cercato di costruire le mie giornate, il dopo schiaffo in faccia. Solo che ad un certo punto anche lei, l'ira, mi ha girato le spalle, stanca di passare il tempo con un vecchio che ciondolava dal divano alla cucina, e se n'è volata via appena ho aperto la finestra. Perciò sono rimasto solo, senza nemmeno un gatto ipocrita a farmi compagnia."

LA VITA DAVANTI A SE'




Autore: Romain GaryTitolo: La vita davanti a Edizioni: Biblioteca Neri Pozza
Traduzione: Giovanni Bogliolo
Pagine: 214Prezzo: 11,50  euro





"Signor Hamil, si può vivere senza amore?"




Mi sono avvicinata a Romain Gary per la prima volta qualche anno fa, seguendo il consiglio del mio amico Nicola Pezzoli. Che non smetterò mai di ringraziare. Come in un libro pop-up, il mondo di Momo, ragazzino algerino di 10 anni, mi si è aperto davanti. Pieno di energia. E così mi sono trovata catapultata nella sua vita, all'interno di una banlieu parigina. Momo è un orfano che vive con una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa.Non conosce nulla delle sue origini. Lei lo ha cresciuto donandogli quasi inconsapevolmente una famiglia e affetto sincero.Strabiliante direi. E la famiglia di Momo è composta dalla gente che vive in quell'angolo squallido di Parigi. Prostitute,alcolizzati, persone che vivono al limite della legalità. Persone che noi per primi rifuggiremmo. 

Ma il protagonista, con il suo sguardo semplice e sincero, ce lo descrive colmo di amore. Amore per una vecchia invalida che è così grassa da non riuscire più a salire le scale di casa, ma che ha cresciuto e salvato dalla strada tanti bambini facendone uomini migliori. Amore per gli anziani, che sono, e Momo lo sa, il biglietto da staccare per il futuro se si impara dal loro percorso di vita, assieme al rispetto e alla stima.
Amore per la vita, nonostante i disagi, le incertezze e il fragile equilibrio.
Oltre a dirvi che è un libro bellissimo, scritto in maniera strepitosa, dolcissimo e crudele allo stesso tempo, non so. Ah sì, potrei dirvi che la vita dell'autore è ancora più rocambolesca dei suoi stessi libri. Bella e crudele e che termina con un colpo di pistola.
Ho da poco letto un altro suo romanzo "Biglietto scaduto" e continuerò. La sua prosa amara e disincantata, è trascinante. Pure quando fa parlare il suo protagonista da bambino qual è, regalandoci emozioni vivide, palpabili. Da leggere, assolutamente.

"Non so mica perché Madame Rosa avesse sempre paura che l'ammazzassero nel sonno, come se questo le potesse impedire di dormire. Il dottor Katz si è arrabbiato e le ha urlato dietro che ero dolce come un agnello e che si doveva vergognare di parlare così. Le ha prescritto dei tranquillanti che aveva nel cassetto e siamo tornati a casa dandoci la mano, ed io mi sentivo che era un po scocciata di avermi accusato per niente. Ma bisogna capirla, perché la vita era l'unica cosa che le restava. La gente tiene alla vita più che a tutto il resto, è anche buffo se si pensa a tutte le belle cose che ci sono al mondo."


L'AGNESE VA A MORIRE

Autore: Renata Viganò
Titolo: L'Agnese va a morireIntroduzione di: Sebastiano VassalliEdizioni: Corriere della Sera - Biblioteca della ResistenzaPagine: 285Prezzo: 7,90  euro
"Palita non torna. Palita muore. Palita è morto."
Su questo romanzo vorrei dire solo alcune parole, brevissime. Perché è assolutamente necessario leggerlo. Farlo proprio, ricordare, imparare. La storia di Agnese è quella di tante persone che durante la Resistenza hanno sacrificato sé stesse per una causa, che al giorno d'oggi, per ignoranza, viene sottovalutata, spesso derisa.
Donne e uomini, certo. Che hanno sbagliato, commesso errori, omicidi, mi si obietterà.
Ma nessuna democrazia, nessuna libertà, nasce nella pace e compiendo solo opere di bene. Tutto quello che gli uomini hanno conquistato nella loro storia, è in una strada  lastricata di sbagli.
Allo stesso tempo, ricordiamo che, se noi oggi in Italia, possiamo dire, fare e scrivere tutto quello che vogliamo senza che nessuno possa ledere alla nostra libertà e distruggerci, questo lo si deve alle persone che combatterono allora.
Per cui ad Agnese e agli altri, io dirò sempre grazie.
"Tutto il giorno l'Agnese pensò  <ho sbagliato. Questa volta ho sbagliato davvero> come quando aveva ammazzato il tedesco. Ma allora era ai primi passi della lotta clandestina. E la lotta clandestina se ne mangiò tante, di queste paure e incertezze. Da principio ci si trovava spesso ad un bivio e si rifletteva per imbroccare la strada giusta. Poi fu una landa senza strade, e bastava andare avanti, procedere insieme, un esercito sparso che si dirigeva da tutte le parti verso lo stesso punti; e ci arrivarono tutti, meno quelli che rimasero morti per via."