I libri, la matematica e il viaggio con il Sig. Hardy

Creato il 11 ottobre 2010 da Sulromanzo
Di Davide Ecatti
Nella vecchia libreria di casa: i libri, la matematica e il viaggio con il Sig. Hardy
Per chi ama e ha amato i libri, le pagine di un saggio, di un racconto o di un romanzo, spesso diventano, quasi inconsciamente, la testimonianza più fedele per noi stessi di ciò che siamo stati e delle sensazioni che abbiamo provato quando, anni, giorni o ore prima, abbiamo letto quell’autore, quel romanziere o quel certo filosofo o studiato una certa disciplina.Tutto ciò può assumere una concretezza profonda e presentarsi in tutta la sua struggente efficacia quando rimettendo a posto uno scaffale a casa o un baule in cantina, ritroviamo libri che sembravano dimenticati e concentrandosi su uno di questi siamo quasi obbligati a ricordare, ricostruire con la mente e percepire di nuovo le sensazioni che molto o poco tempo prima, quella materia, quella storia o quel racconto avevano prodotto in noi.Ed è inutile farsi illusioni perché possono essere anche sensazioni negative come quando, per esempio, ritroviamo un vecchio testo di scuola di una materia che abbiamo odiato o le fotocopie degli appunti di qualche professore di liceo che non potevamo sopportare.Non è raro forse che qualcuno ritrovi un vecchio libro o vecchie pagine della matematica del liceo e con disappunto ripensi a quanto odiava quella materia e quanto ostiche e pesanti fossero le spiegazioni del docente.Può anche succedere che con quelle pagine tra le mani sia quasi naturale provare a chiedersi perché la matematica era così brutta e pesante. E subito dopo sarà quasi inevitabile ricordarsi della risposta degli insegnanti di un tempo. È la materia che è difficile, complicata e non c’è altra strada che studiare, studiare e cercare di far fronte ai propri limiti intellettivi per argomenti così ostici, incamminandosi sulla via dell’impegno. E dunque ore e ore da passare sui libri.Ineccepibile! Una strada indispensabile per guadagnarsi la promozione.A pensarci bene però quella strada portava, forse, alla promozione. Ma nel migliore dei casi solo a quella. E nient’altro. La matematica era vista come un ostacolo difficile da superare. Un allievo intelligente lo supera. Altrimenti se l’impegno e le capacità non bastano non c’è che rassegnarsi alla bocciatura. Una dialettica insomma del tipo sì/no.Può capitare però, come è successo a me, che riflettendo su quella odiata matematica lo sguardo passi sullo scaffale dove teniamo i libri che abbiamo invece amato e che ci hanno appassionato, sulla libreria, insomma, dei testi e dei volumi che con cura teniamo in vista come simboli di un percorso formativo in parte fatto e in parte da fare, ma che comunque sentiamo nostro e a cui non vogliamo rinunciare.Inizia allora quasi un viaggio che riguarda sempre la matematica ma le orme da seguire non sono più quelle che la scuola obbligava a percorrere mettendo di fronte all’alternativa del tipo sì, no, capisci o non capisci la materia.Il primo passo di questo viaggio è iniziato per me al centro della libreria con il libro di Hardy, “Apologia di un matematico”. Un testo straordinario in cui la matematica è associata alla creatività, all’eleganza di una dimostrazione e alla meravigliosa amicizia con un matematico indiano, Srinivasa Ramanujan, sconosciuto e quasi analfabeta della disciplina ma capace solo con l’intuizione di trovare formule geniali e dunque di vedere oltre l’apparenza dei segni per stabilire corrispondenze in grado di far presagire il mistero della ricchezza dell’intelletto umano.E se poi alzo lo sguardo sulla libreria trovo un libro che ripercorre l’ultima fase della vita di Évariste Galois, “Matematica sulle barricate” di Laura Toti Rigatelli. Ricorderete tutti le terribili equazioni algebriche. Ebbene Evariste morì a ventuno anni lasciandoci dei lavori che risolsero completamente il problema della risoluzione di queste equazioni. E morì in prigione lottando per la libertà e per i valori in cui credeva. Provate a immaginare quanta ricchezza potrebbe vedere un adolescente nello sviluppo di un’idea o di una formula se non fosse solo terrorizzato da un quattro in pagella ma conoscesse anche un po’ la storia e la vita di questo straordinario personaggio.Lo sguardo poi passa ad un libro più in basso nella libreria. All’apparenza è terribile e complicato.Il suo autore è Kolmogorov, insieme ad altri. Il titolo è “Le matematiche”. Sfogliando le prime pagine la paura scompare perché il libro è talmente bello da riuscire a condurre il lettore verso lo sviluppo degli strumenti matematici associandoli a diverse fasi storiche e ai progressivi sviluppi dell’economia, delle scienze e della società.Un po’ più a sinistra e in alto vedo un piccolo libro intitolato “L’enigma di Fermat” di Amir Aczel.L’autore ripercorre la fasi e gli sforzi di tanti studiosi che portarono alla fine un signore di nome Andrew Wiles a dimostrare una relazione tra le potenze ennesime dei numeri interi. Fermat, alcuni secoli fa, disse di averla dimostrata in una nota a margine di una pagina dei suoi appunti ma non scrisse come fece a dimostrarla. Così per secoli tanti matematici si sono scervellati senza successo dietro a questo enigma fino appunto a Andrew Wiles. E questa è certo una storia fatta di concetti complicati e formule difficili ma anche di gioie, entusiasmo, volontà e piacere della scoperta, generosità e fatica, frustrazione e soddisfazione. I sentimenti delle persone comuni nella loro vita quotidiana.Con lo sguardo colgo il titolo di un altro libro. Le opere di un grande matematico italiano, Michele Cipolla. In uno dei suoi scritti a carattere divulgativo parlava dei tre elementi “segreti” che l’insegnamento della matematica dovrebbe avere per appassionare veramente: la storia, il gioco, l’applicazione. La matematica, ci insegna Cipolla, non è un insieme di regole astratte cadute dal cielo ma l’espressione di un’immensa ricerca, un meraviglioso linguaggio con cui è scritta la natura, come Galileo aveva spiegato. E questo linguaggio ha passato il travaglio della storia, ha trovato l’applicazione nei giochi ed è stato utilizzato nella tecnologia, quella che noi stessi usiamo tutti i giorni.Allora la matematica non era solo un problema intellettivo: sei intelligente? Se sì bene, altrimenti non puoi capirla. No, la matematica era ed è uno splendido patrimonio di conoscenze dove l’alternativa non è solo tra bravo e non bravo. La matematica è come uno splendido, elegante cristallo da osservare da tanti angoli e posizioni. Ognuno con i propri occhi, capacità o attitudini. E la ricchezza di questa materia è la ricchezza stessa degli uomini e delle loro idee. E attraverso queste idee il viaggio può essere lungo e affascinante.Adesso però mi fermo. Forse proseguirò più tardi guardando in altri angoli della libreria.Peccato che gli insegnanti non permettano agli studenti, tante volte, nemmeno di partire.

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