I libri più vomitevoli del 2010 - introduzione

Creato il 07 febbraio 2011 da Sulromanzo

Il lunedì porta – almeno nel mio caso – rigurgiti di stanchezza accumulata e brama di fiducia, entrambe ben amalgamate. Vi racconto come è andata, con precisione. Così che possiate comprendere il senso del post di oggi. Sabato scorso sono entrato alla libreria Galla di Vicenza – la più antica della città –, sbirciando le novità di questo primo mese dell’anno. Ieri invece sono entrato a Palazzo Roberti, una delle librerie più belle e rifornite della provincia vicentina, che si trova a Bassano Del Grappa, stesso copione: sbirciavo.

Gestire un blog letterario come Sul Romanzo conduce necessariamente ancor più verso un’ossessione (già cronica prima, figuriamoci ora), il desiderio continuo di stare sulla novità, vedere i nuovi titoli: osservare se Minimum Fax riesce a stupire (“Paesaggio con incendio” di Ernesto Aloia), capire perché Rizzoli continua a puntare sui giovani esordienti (“Le giostre sono per gli scemi” di Barbara Di Gregorio) o scoprire che Sellerio ha pubblicato di recente una chicca per appassionati (“Festa per Elsa” a cura di Goffredo Fofi e Adriano Sofri). Una novità dietro l’altra.

Prendo un libro, lo tocco, lo giro e lo rigiro, guardo la quarta di copertina, spiando con disinvoltura anche il prezzo (i tempi sono quelli che sono per tanti…), sorrido alla vista dell’ennesima bizzarra bandella ammazzacuriosità (un’unica parola, sì),  se non conosco l’autore leggo la breve biografia ufficiale, nell’ordine poi scruto se c’è una dedica (di solito noiosissime), fisso l’attenzione sul font utilizzato nelle parole e mi lancio sull’incipit, decidendo se dopo circa una pagina voglio ancora continuare, tutto – spesso – si sceglie in pochissimi minuti, un po’ come quando incontriamo una persona per la prima volta: “Salve, piacere” e ci dice il nome, primo pensiero: ‘Quale impressione m’ha fatto?’, simpatica, antipatica, mi sta già sulle palle, cose così, con i libri è uguale.

Mi è capitato in passato di non acquistare un libro soltanto vedendo la foto dell’autore, mi stava già sugli zebedei appunto, e riponevo il libro. È accaduto anche di avere preso incredibili fregature, ti ispira, lo prendi, lo leggi e maledici quei dannati quindici euro che hai speso, o il contrario, dopo mesi, ti convinci che nonostante la sua faccia di culo bene esposta magari scrive bene e lo prendi, non di rado una persona di cui conservi gelosamente la sua opinione ti consiglia di andare oltre le impressioni futili che ti sei ficcato nella testa. Vai a spiegargli che a volte sono superficiale nell’infinita possibilità di scelta. Da tempo invece leggo con grandissimo piacere le recensioni dei redattori di Sul Romanzo e trovo una frase, uno spunto, un’idea per convincermi all’acquisto. Quando sono in dubbio lo cerco in biblioteca prima di mettere mano al portafogli, ciò non mi difende sempre dalla cattiva letteratura.

Questo per dirvi che in un anno mi capita di leggere libri che neppure immaginavo di sfiorare, coincidenze che seguo con simpatia e poca serietà, ma che mi divertono. Tanto poi se maledico qualcuno lo faccio sottovoce in camera mia, beata riservatezza.

E, vengo al nocciolo della questione, sabato e ieri pensavo che il 2010 è stato un anno di maledizioni e delusioni e imprecazioni preoccupante, ho letto libri che, dal mio punto di vista, contemplavano un solo sostantivo: VOMITO.

Lo sapete benissimo, chi è appassionato di narrativa nel privato trascorre non poco tempo a parlare male di autori e libri e case editrici, pubblicamente, al contrario, di frequente abbondante riservatezza: sia mai che quell’editore mi pubblichi, sia mai che incontri una volta lo scrittore che crede nel mio inedito, sia mai che mi brucio una porta a causa d’un articolo al vetriolo.

Oggi voglio curarmi poco delle conseguenze, credo che essere onesti intellettualmente, nel bene o nel male, sia un modo intelligente di comportarsi, lontani da azioni funamboliche, mirando, per contro, a creare un rapporto trasparente fra chi scrive e chi legge, in questo caso chi scrive un post.

Inizia così il mio angolo di opinioni pubbliche sulla narrativa contemporanea. Da mercoledì comincerò a elencare i libri più vomitevoli che ho letto nel 2010. Sono curioso di vedere se sono il solo a pensarne male o se sono in buona compagnia. Perché, non so voi, accanto a perle indubbie, mi capitano fra le mani pubblicazioni indifendibili sul piano qualitativo. E voglio condividere le mie impressioni di lettura con voi.

A presto.  


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