In questo caso mi chiedevo ‘lo leggo o non lo leggo, lo leggo o non lo leggo?’; gli autori – si tratta di quattro mani – sono due cavalli di razza, che ho apprezzato per altri libri in passato; la casa editrice mi è sempre stata simpatica, non tanto - non è certamente una voce di corridoio - per vicinanza politica, quanto invece per la realtà culturale fervida che ha lanciato nuovi nomi e splendide iniziative negli anni, e continua a farlo.
Eppure anche i più bravi a volte commettono vere e proprie cazzate (termine in voga nella prima metà del Novecento nei dintorni di Clatskanie...), anche i più scaltri talvolta avvisano d'un probabile abbacinamento per poi, al contrario, rivelarsi un luccicamento, fievole.
Gellert, nel Die beiden Hunde, dichiarava:
"Che sovente le doti migliori
abbiano pochissimi ammiratori,
e che la maggior parte della gente
consideri buono lo scadente,
è un male che si vede ogni giorno,
ma come difendersi da tale morbo?
Io dubito che questo flagello
si faccia eliminare dal nostro mondo.
Un unico mezzo sulla terra ci sarebbe,
ma è oltremodo difficile.
Gli stolti dovrebbero diventare savi;
ma vedete, non lo diverranno mai.
Quelli non riconoscono il valore delle cose,
non è la ragione, sono gli occhi a giudicare:
lodano sempre quello che è meschino
perché non hanno mai conosciuto il buono".
Il dramma, almeno, ripeto, dal mio punto di vista, incontra due paradossi: come è possibile che autori simili abbiano prodotto un libro vomitevole? Come è possibile che una casa editrice così accorta possa avere pubblicato un libro vomitevole di tale foggia?
Un'operazione commerciale strombazzata che ha fregato molti, ne sono sicuro. Non solo. Proprio oggi mi è capitato di parlare con una libraia che mi ha detto: "Ha venduto qualcosina subito, poi il nulla", un caso isolato? Non posso saperlo, ma è indicativo, dato che stiamo parlando di una libreria importante del centro di una città.
“Acqua in bocca” della coppia Camilleri e Lucarelli mi ha fregato. Non mi ha coinvolto. Non mi è sembrata un’idea intrigante, se non nella sperimentazione di affiancare due giallisti così noti e talentuosi. Non mi è piaciuta la trama, un’accozzaglia poco riuscita di situazioni. Non mi è piaciuto lo stratagemma che ha fatto incontrare i personaggi principali. Non mi è piaciuto l’utilizzo delle immagini. Non mi è piaciuto il lancio pubblicitario, potente sì, quanto furbo.
Ho perso il mio tempo, che delusione.
Avete presente quei libri di cui non si dovrebbe parlare perché non lo meritano? “Acqua in bocca” è uno di questi. Mi fermo. Mi auguro che minimum fax non cada ancora in errori simili in futuro.
Alla prossima.