Non è una versione economica, però non ha la copertina rigida e la sovracopertina come la maggior parte dei libri di nuova uscita: è piccolino, stretto e grosso, e a me così piacciono. In più, è bianco, nero e celeste/petrolio (il petrolio io però me lo ricordavo nero, a intrappolare quei poveri uccellini e i pesci quando si bucano le navi, non mi posso immaginare una foca intrappolata in una roba appiccicosa di questo colore stupendo che è il "celeste scuro tendente al verde").
In più, la copertina è una cosa bellissima: nessuno spazio vuoto, tutte quelle scritte, e anche dietro è tutta scritta, non solo una frase al centro, il riassuntino o le due citazioni dal Times e il Post e quello sfigato di Repubblica, proprio due colonne di Times new roman.
Lo apri ed è così piccolo, adorabile, alto come la mia mano.
Perché noi qui si odiano i libri grandi e con le pagine grosse, con la copertina che ogni volta che la tocchi si sposta e che pesano un quintale, sono così antipatici.
Si sarebbe sentito solo, io avrei avuto una sorta di attacco di panico ogni volta a guardarlo, e proprio non potevo rovinare questa cosa stupenda che sono i libri dell'amico Chuck.
Ogni tanto me li riprendo in mano e li guardo per quanto sono belli, e ho pensato di strapparci le copertine per attaccarle tutte vicine e farci un quadro, se non che mi danno fastidio anche le orecchie sulle pagine quindi figurati se avrei potuto anche solo toccarli.
Malcom mi aspetta, lo devo ancora iniziare. Intanto, buon compleanno sulla fiducia.