Ho sempre pensato che i libri fossero dei gran consiglieri. Se siamo attenti, tra le righe, può sovvenirci la frase giusta, l’insegnamento che rincorriamo da tempo, la formula ai nostri desideri, il riso strappato alla noia, la forza nella stanchezza. Che sia una frase della nostra lettura o ascoltata da un pulpito.
“Se tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ ed ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolta, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”
dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20)
Non sono solita andare a messa, ma domenica, capitata per motivi di famiglia, nel mezzo del rito, dalle pagine del Vangelo, il grande fato dei libri mi ha parlato.
Il senso in parole spicce, lo capite, dice ” se hai un problema con qualcuno, cerca di risolverlo tra te e lui; successivamente chiama due testimoni, se ancora non serve dillo a tutti. Se il problema persiste, allora, lascia perdere.”
E’ quel “lascia perdere“, non prima di aver tentato tutto ciò che ritieni giusto e possibile, che aspettavo da tempo. Che mi era già stato consigliato, ma da bocca viva e non da imperitura sentenza di un libro.
Noi non siamo Dio, e, per i non cristiani, noi non siamo la morale assoluta, il verdetto finale.
Siamo esseri umani, con i limiti che sappiamo e che spesso dimentichiamo.
Limiti che sono ancora più fragili e labili nei rapporti con gli altri.
Riconoscere i nostri limiti è la via prima per diventare liberi
Chiara