Come raccontare ai ragazzi delle tante tensioni, lotte, discriminazioni, identità perdute e negate che affliggono la terra? E, anche, perché farlo?
All’ultima domanda è semplice rispondere: perché l’umanità, la partecipazione nascono dalla condivisione. L’unica possibilità che abbiamo di accedere – un domani chissà – ad un mondo migliore nasce dal sentirsi cittadini della terra tutta e prendersi in carico anche ciò che accade a migliaia di chilometri dal nostro paese.
Conoscere aiuta a sentire e a riflettere. E sentimento e pensiero servono per cambiare.
Ben vengano quindi i romanzi che sanno raccontare realtà difficili e distanti, con un’ottica avventurosa, sì, ma anche con realismo ed onestà, senza edulcorare tacendo, facendo esercizio di fantasia, ma anche di sensibilità e creando personaggi cui affezionarsi per sentirsi chiamati in causa e spinti, una volta chiuso il libro, a saperne di più.
In questa direzione si muove sicuramente il nuovo romanzo di Sofia Gallo, edito da Giralangolo, che mette in luce le problematiche delle regioni del Kurdistan, paese che non è nazione e che si trova a cavallo tra gli stati turchi, iraniani ed iracheni.
“I lupi arrivano col freddo” è un documentato e sentito racconto ambientato nei territori curdi della Turchia, sugli altopiani smisurati di una terra spezzata e divisa, dove scegliere da che parte stare è d’obbligo fin dalla nascita.
Il giovane protagonista, Fuad, incappa in un’avventura sbagliata. Già membro di una famiglia disonorata e scissa, con un padre in galera, una sorella prostituta, e due fratelli maggiori agli opposti, membro uno della polizia turca e attivista, l’altro, del PKK, il partito che pratica la lotta armata per l’indipendenza del popolo curdo.
Poco pratico di armi, il ragazzo, maneggiando un fucile per procacciarsi di nascosto pollo per cena, si trova a commettere un omicidio. Preso dalla disperazione si dà alla fuga ma, quasi subito, viene bloccato e rapito dai combattenti del PKK, decisi a farne un perfetto guerrigliero.
Qui inizia la sua avventura, che lo porta ad esplorare e a muoversi per tutto il territorio occidentale del suo paese.
Prima trasportato con la forza, poi fuggitivo con due casuali compagni di viaggio, Fuad fa la conoscenza di svariate realtà e molteplici personaggi, alcuni crudeli, altri profondamente umani.
I due amici che lo accompagnano non possono essere più diversi da lui: uno è arrogante e privo di scrupoli, interessato solo al suo tornaconto e deciso a diventare un pezzo grosso della guerriglia, l’altro è ossessionato dalla vendetta verso uno zio pedofilo, che più volte ha approfittato di lui.
Ragazzi violati, ragazzi soli, tormentati, con un passato da dimenticare, arrabbiati, in lotta continua per la sopravvivenza, sfiduciati verso chiunque ma pronti ad affidarsi per un pezzo di pane e un passaggio in auto sulle strade polverose e desolate della loro terra.
Ragazzi senza identità a tutti i livelli, da quello famigliare – troppo difficile da vivere – , a quello sociale – membri di una minoranza perseguitata che non ha riconoscimento – a quello emotivo e psicologico – privati del loro status anagrafico di adolescenti e gettati a forza verso un’età adulta che ancora non appartiene loro.
Inferociti, con pochi riferimenti cui aggrapparsi, troppo facile farne dei guerrieri, troppo semplice giocare sulle privazioni per mandarli a morire, da una parte o dall’altra, per qualcosa che nemmeno conoscono o in cui credono fino in fondo.
Fuad consuma nell’ avventura la sua lacerazione, la tensione continua tra un mondo brusco e durissimo e l’emergere, a tratti, della sua sensibilità e della dolcezza, doti che gli appartengono e che ne fanno un buon amico e un buon lavoratore e attraggono, fortunatamente, le simpatie di brave persone disposte ad aiutarlo.
Fino al dramma finale, dove le contraddizioni di cui la sua vita è infarcita si consumeranno nell’estrema contrapposizione e la realtà famigliare e quella sociale finiranno per scontarsi consacrando alla ferocia e alla negazione degli affetti la vittoria finale.
Una chiusa difficile e senza speranza, ma che, per contrasto, finirà per indicare al giovane la sua via. Una strada che finalmente riconosca la sua natura e che lo conduca verso la migliore pace possibile e l’amore.
Un romanzo denso, ricco di suggestioni, che trasporta il lettore tra villaggi remoti e ampi paesaggi selvaggi, sulle rive del grande lago Van fin sugli altopiani dove si nascondono i guerriglieri.
Un libro per conoscere, ma anche una storia per riflettere, per emozionarsi, per porsi domande cui poi andare a cercare risposta.
E, sopra alla realtà storica e geografica, un racconto di crescita e di formazione, di ricerca e conquista del proprio spazio e della propria identità proprio da parte di chi, per nascita, questa collocazione si vede negata.
Fuad, durante lo scorrere delle pagine, da ragazzo maldestro e timoroso, con la sensazione perenne che qualcuno manovri la sua vita come in un teatro di burattini, si fa uomo.
Da gracile diventa robusto e abbronzato, da vittima impara a scegliere, dall’amore ideale passa a quello reale…il lettore ha la sensazione di aver condotto il ragazzo per mano attraverso una salvifica metamorfosi che, dopo tanto dolore, lo traghetterà verso una dimensione più serena e, soprattutto, più sua.
(età consigliata: dai 14 anni)
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