I’m here again!

Creato il 15 luglio 2012 da Sarettajan @girotrottolando

Ieri sera mio padre mi ha fatto venire i sensi di colpa… Per mantenere il suo ruolo di ammonitore-consigliere-esortatore, ma soprattutto perché adesso con il suo smagliante I-phone può essere sempre aggiornato sulla mia social network life (quel maledetto aggeggio fa anche un rumore diverso quando si tratta dei miei aggiornamenti!) ha detto: “Sono quasi 3 settimane che sei lì e ancora non hai pubblicato niente di nuovo! Che trottola sei???”… E in effetti ha ragione e io odio aver torto, così, per contraddirlo, mi sono trasferita con la mia succulenta cena (yogurt di soia e banana, che allegria) davanti al pc…
Beh, a mia discolpa posso dire che è stata una fase di ambientamento non facile! Al principio trovare l’ostello più vicino al centro per potersi spostare comodamente senza troppi mezzi pubblici, ma neanche troppo centrale perché altrimenti troppo caro; poi, cercare velocemente una casa in cui convergessero alcune variabili fondamentali: economica, vicina alla mia scuola d’inglese, non troppo sporca, senza italiani dentro, con un supermercato non troppo lontano, un freezer abbastanza grande da contenere birre da freddare rapidamente e pizze formato large, con wi-fi per aggiornare il blog e soprattutto per far si che mio padre me lo ricordi e… direi che questi requisiti già erano sufficienti, considerato che fino a pochissimo tempo fa vivevo nel deserto!!
Eccola: 328, Alfreton Road, la casa che corrispondeva a tutti i criteri meno che uno: la presenza degli italiani. Mentre il proprietario parlava ad una frequenza per me incomprensibile, pensavo: “Cavolo, la casa perfetta, c’è anche il frullatore e gli italianoparlanti vanno via tra sole 3 settimane, che fare?? Ma si, sicuramente saranno persone interessanti, che viaggiano, insomma sarà piacevole, devo smetterla di essere così intransigente con i miei connazionali, devo aprire la mia mente!!” Così quando fu possibile far cessare quell’inestricabile massa di parole in accento super british, la risposta fu: SI!

Alfreton Road, my street

Perfetto!! Entra tutto l'essenziale!!

Ovviamente la realtà non era come avevo roseamente immaginato… Per ironia del destino, o punizione divina direbbe mia madre, io che cerco continuamente di scappare dalla mentalità chiusa, ignorante e arrogante, ecco che mi ritrovai con i rappresentanti ufficiali di tale categoria. Chi pensa che l’immagine dell’italiano all’estero sia solo uno stereotipo, si sbaglia. Si aggirano guardinghi tenendo il portafoglio ben stretto quando vedono quello che per loro è un extracomunitario mentre in realtà è un residente da 3 generazioni; cercano disperatamente il ragù made in Italy al supermercato, se non trovano lo scolapasta in casa si rifiutano di pagare l’affitto e parlano inglese solo con gli infiniti (“Io volere, io andare, io mangiare”). A tutto ciò, che per alcuni potrebbe anche sembrare divertente, purtroppo bisogna aggiungere la buona dose di razzismo che i due simpaticoni riversano sul nostro coinquilino nigeriano. E a questo punto non credo che serva commentare ulteriormente. Non sentitevi offesi italiani, non siamo tutti così per fortuna, ma dobbiamo ammettere che ce n’è una buona fetta e che soprattutto ormai stanno colonizzando il mondo quindi non possiamo scappare. Immaginavo a Londra, ma a Nottingham… Perché? Perché sono qui?? Non c’è una ragione, l’italiano c’è e basta, anzi c’è e pasta.
Quindi una parte rilevante del mio tempo è stata utilizzata per fare esercizi spirituali che mi permettessero di sopravvivere a queste presenze piacevoli quanto un virus. In seguito c’è stata la familiarizzazione con la scuola. A neanche 200 metri da casa, la mitica scuola English your way, rappresentava la scusa, ops, dimentico che mio padre sarà in diretta satellitare, volevo dire, il motivo, per il quale sono venuta in Inghilterra. Il primo approccio è stato fallimentare: indirizzo sbagliato, scuola non trovata! Ok, controllerò e tornerò l’indomani. Così fu, trovai la scuola, ma chiusa. L’uomo delle lavatrici lì a fianco mi disse “Patrick non c’è, chiamalo a quel numero che vedi scritto là!”… Ok, grazie ma…chi è Patrick??? Patrick risultò essere il responsabile della scuola nonché uno dei professori e al telefono mi disse di ritornare il giorno successivo alle 9 a.m. Che strazio l’attesa!!
9 meno 10 del giorno seguente: scuola ancora chiusa, l’uomo delle lavatrici mi guarda e ride sotto i baffi. Mi fa un cenno, mi indica ancora il numero di Patrick, ma non sono una sprovveduta, l’ho già memorizzato. Lo chiamo: “I’m so sorry!!! Avevo dimenticato il nostro appuntamento! Torna stasera alle 6.30, anzi no, torna domani!”. Plaf! Altro buco nell’acqua! Iniziai a dubitare dell’esistenza di questa scuola, forse era una di quelle bufale online… E poi che sono tutte queste scritte in polacco sul cartello?? Seri dubbi mi assalivano mentre tornavo delusa a casa…
Per fortuna il giorno dopo Patrick c’era, c’era tutta la scuola, con le sue sedie, i suoi libri firmati Callan Method, i suoi attestati e i suoi alunni polacchi. Polacchi, si. Tutti polacchi, compreso il Patrick dell’uomo delle lavatrici, il prof. Mmmm… Mi sono persa qualcosa? No, semplicemente Nottingham ha una percentuale elevatissima di polacchi. Antiche storie d’immigrazione. Quindi ci sono imprese polacche, negozi polacchi, parrucchieri polacchi, supermercati polacchi e una scuola d’inglese per polacchi. La mia. Beh, il professore è simpatico, la lezione fu interessante, cosa importa se sono l’unica non polacca della scuola e forse del quartiere? Considerando poi che è l’unica scuola che utilizza questo metodo da me prescelto come ottimale per me stessa mi sembrava che non avevo molta scelta… Quale metodo? Beh, quello che più si conforma alla mia loquacità innata, il Metodo Callan, in cui il professore ti bombarda continuamente di domande per stimolarti a parlare. Bene, non sanno con chi hanno a che fare!! Decisi di accettare, mi iscrissi e comprai anch’io il mio libro inglese-polacco. Perfetto, sono una di loro.

Szkola jezyka angielskiego...ovvero: Scuola di inglese!!


Dopo aver iniziato le regolari lezioni tre volte a settimana è iniziata la ricerca del lavoro. Un po’ di tempo per tradurre il curriculum in inglese e soprattutto per spiegare perché con una laurea e un master voglio fare la cameriera e via, bar per bar, ristorante per ristorante. Dove cercare lavoro? Nella mia zona, come detto, è tutto a gestione polacca, ci provo ma è difficile. Meglio il centro, è pieno di locali, di giovani, si respira un’aria che mi piace.

Il centro di Nottingham: Old Market Square.

The Council House, il comune

Che altro? Ho dovuto cercare la libreria più vicina, il supermercato più economico e più fornito di cereali, il gelato con più cookies dentro, il parco con più cani, l’autobus più veloce, poi diventare un informatica esperta per “traslocare” il mio blog, accettare che in inglese non ci sono maschili e femminili e trovare la maniera di mettermi gli stivali e il cappotto facendo finta che non sia luglio.

Insomma, diciamoci la verità, dopo aver bighellonato, girovagato, temporeggiato, gironzolato e girellato, ora sono pronta per iniziare a trottolare seriamente. Let’s go!


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