L’uomo al centro del Creato. Ogni individuo al centro del mondo intero, oltre che del proprio. La gente veniva, e viene ancora in alcuni casi, spinta a cercare di fare qualcosa di buono, ma in cambio ovviamente di una ricompensa.
La citazione di Rust Cohle in True Detective[1] comprende anche questo, ma calza a pennello anche su temi extra-religiosi, nonostante sia su quel chiodo che il martello di Rust batte.
Dice così:
The ontological fallacy of expecting a light at the end of the tunnel, well, that’s what the preacher sells, same as a shrink. See, the preacher, he encourages your capacity for illusion. The he tells you it’s a fucking virtue. Always a buck to be had doing that, and it’s such a desperate sense of entitlement, isn’t it?
“Surely this is all for me. Me. Me, me, me. I, I. I’m so fucking important. I’m so fucking important, then, right?”
Fuck you!
Per i non angolofoni, questa volta sono generoso:
La falsità ontologica nell’aspettarsi una luce alla fine del tunnel, ecco ciò che vende il predicatore,
come uno strizzacervelli. Vedete, il predicatore incoraggia la vostra capacità di illusione. Poi vi dice che è una fottuta virtù.
Che c’è sempre una ricompensa. Ed è come se vi sentiste in diritto in modo disperato ad averla, no?
“Certo, tutto questo è per me. Me. Me, me, me. Io, io. Sono così fottutamente importante. Sono così fottutamente importante, giusto?”
Fanculo!
Siamo egoisti al centro del nostro universo, perennemente in lotta con i nostri olocausti personali, e solo perché abbiamo obiettivi (la ricompensa oltre il tunnel) e per perseguirli ci poniamo sul piedistallo. Una discorso che fa riflettere. Spero che le vostre espressioni non siano quelle degli agenti Papania e Gilbough.
[1] Non perdiamo tempo con Chambers, Ligotti e compagnia danzante. Polemica sterile, inutile e mossa in base alla malsana invidia di una sceneggiatura e una produzione senza precedenti. Fine.