I mammiferi di piccole dimensioni – e il resto della catena alimentare – a maggior rischio d’estinzione a causa del riscaldamento globale, secondo i ricercatori di Stanford

Creato il 27 maggio 2010 da Bioforest


L’equilibrio della biodiversità all’interno delle comunità di piccoli di mammiferi del Nord America è estremamente delicato; l’ultimo episodio di riscaldamento globale risale a circa 12.000 anni fa e il cambiamento climatico attuale potrebbe spingerli oltre un punto di non ritorno, con ripercussioni su tutta la catena alimentare, dicono i biologi di Stanford. La prova sta negli ultimi fossili trovati, risalenti a 20 mila anni, dai ricercatori in una grotta scavata nella California settentrionale.
Ciò che hanno trovato è che, nonostante i piccoli mammiferi della zona non abbiano subito alcuna estinzione a causa del riscaldamento che si è verificato alla fine del Pleistocene, le popolazioni di molte specie hanno tuttavia registrato una significativa perdita di numeri, mentre una specie altamente adattabile – il cervo mouse – è sopravvissuto al cambiamento climatico.
“Se ci si concentra solo sul fattore estinzione, non si comprende tutta la storia”, ha detto Jessica Blois, autrice di un documento che sarà pubblicato online da Nature il 23 maggio. “C’è stato un calo del 30 per cento della biodiversità a causa di altri tipi di cambiamenti nella piccola comunità dei mammiferi”.
La doppia stangata del surriscaldamento che ha caratterizzato il tardo Pleistocene, in coincidenza con l’arrivo degli esseri umani nel continente nordamericano, ha un certo peso sugli animali di grandi dimensioni. Quasi un terzo di questi, i cosiddetti animali “carismatici” – ovvero quelli con la funzione più importante per gli esseri umani, come il mammut e i mastodonti, i lupi e gli orsi – si sono estinti. Ma fino ad ora, poco era stato fatto per esplorare gli effetti di tale cambiamento climatico sulla fauna minore.
“Siamo interessati ad effettuare studi approfonditi sui piccoli animali, per capire meglio l’evoluzione di quelli sopravvissuti ancora oggi al riscaldamento globale del passato “, ha detto Elizabeth Hadly, professore di biologia. “Ci siamo concentrati non solo sulla transizione del Pleistocene, ma anche degli ultimi 10.000 anni.”
Il cambiamento più grande che è stato riscontrato nei depositi fossili è stato il modo in cui si sono state diffuse diverse specie di piccoli animali in tutto il territorio. “Dal Pleistocene, come ci si sposta in avanti negli anni nelle varie fasi di riscaldamento, vi è una riduzione molto rapida nel modo in cui questi animali si sono uniformemente diffusi”, ha detto Hadly.

Alcune specie sono estremamente rare, altre abbastanza comuni. E le specie che si impadronì maggiormente del territorio – in virtù della sua stessa volgarità – è stato il topo cervo. “I mammiferi di piccola taglia sono così comuni, che spesso li diamo per scontati”, ha detto Blois. “Ma essi svolgono un ruolo importante all’interno degli ecosistemi, nell’aerazione del terreno e nella diffusione dei semi, per esempio, o come preda di animali più grandi.”
“I topi mangiano tutto ciò che trovano, vivono ovunque e non funzionano con la stessa complessità di un ecosistema come altri piccoli mammifere, come ad esempio gli scoiattoli “, ha detto Hadly. I topi non scavano tane profonde ed elaborate come fanno invece altri roditori, inoltre non disperdono i semi allo stesso modo degli scoiattoli, i quali svolgono un’importante funzione di colonizzazione per gli alberi.
“Anche se tutte le specie sono sopravvissute, le piccole comunità di mammiferi nel loro complesso hanno perso una notevole quantità di diversità, il che può renderli meno resistenti ai cambiamenti futuri”, ha detto Blois.

E secondo Hadly, si prospettano cambiamenti climatici straordinariamente rapidi. “Il cambiamento di temperatura nei prossimi cento anni sarà sempre maggiore. La comunità di piccoli mammiferi che abbiamo è davvero resistente, ma è diretta verso una perturbazione che è più grande di qualsiasi cosa abbia affrontato negli ultimi milioni di anni.”

Questo studio ci rivela come i piccoli mammiferi sono animali molto comuni, che però giocano un ruolo fondamentale negli ecosistemi: servono a disperdere i semi, ad arieggiare il suolo, sono prede per animali più grandi. Molte delle specie stanno attraversando una fase di declino, che precede la fase di estinzione, mentre specie più aggressive, come il topo cervo, sopravvivono rimpiazzando le prime. Ciò comporta degli squilibri negli ecosistemi che non possono sopravvivere senza quei piccoli mammiferi, i quali avevano un ruolo fondamentale nella catena alimentare e nella tutela della biodiversità e che oggi risentono enormemente dei cambiamenti della temperatura e delle conseguenze del riscaldamento globale.

Questo studio è stato finanziato dalla National Science Foundation. Blois è ora un ricercatore post-dottorato presso l’Università di Wisconsin-Madison.

Fonte: http://news.stanford.edu/news/2010/may/small-animal-warming-052410.html


Filed under: news Tagged: biodiversità, biologo, estinzione, fossili, mammifero, riscaldamento globale, stanford, topo

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