I mandala. Cosa sono e come usarli per conoscere meglio se stessi

Da Fernanda Cosentino
Si vanno sempre più diffondendo, in diverse città, i laboratori di arte terapia e in particolare quelli dedicati al mandala. Cos’è, dunque, un mandala? La parola mandala deriva dal sanscrito e significa propriamente “cerchio” e indica gli psicocosmogrammi (o più semplicemente diagrammi) usati a scopo di meditazione presso le scuole indù e buddhiste. Si tratta di disegni abbastanza complessi, che possono essere eseguiti su carta, stoffa, legno, pietra, metallo o essere anche tracciati al suolo, costituiti da uno o più cerchi concentrici racchiusi da una cintura esterna e all’interno dei quali trova posto un quadrato, munito di quattro porte e diviso in quattro triangoli dal tracciato di due diagonali.
Immagine di un amndala tratta dal sito: http://dacolorare.com
All’interno di ogni triangolo, e al centro dell’intero mandala, ci sono cinque cerchi contenenti simboli o figure divine. In tale schema strutturale, ogni parte ha un suo preciso significato e una sua funzione, e la complessità dei simboli rimanda alle analogie fra l’individuo psichico e l’universo. Alla luce di tali considerazioni, il mandala è, quindi, uno strumento di meditazione ed è utilizzato a tale scopo soprattutto dalle scuole buddhiste, che hanno prodotto una ricca documentazione pittorica.
Il mandala compare in tempi e culture anche diverse da quella buddhista: è, infatti, un disegno simbolico universale, che possiamo ritrovare in molti rosoni di chiese, nei templi e in siti archeologici degli antichi etruschi e romani. Nel secolo scorso anche Carl Gustav Jung, fondatore della psicologia analitica, si accorse che molti pazienti da lui seguiti, realizzavano spontaneamente dei disegni di forma rotonda o quadrata, verso cui mostrò molta curiosità, finché tra il 1925 e il 1929, dopo aver conosciuto il simbolismo asiatico, egli ritrovò nelle culture religiose della Cina, del Tibet e dell’India, disegni simili a quelli dei suoi pazienti, conosciuti come mandala. Anche Jung utilizzò tale termine per indicare i disegni prodotti dai suoi pazienti ma, mentre per quelle culture i mandala sono ispirati a una dogmatica sacra e costituiti secondo regole prestabilite, secondo Jung i mandala disegnati dai suoi pazienti, erano prodotti dell’inconscio, che si manifestano negli individui quando il potere della coscienza è indebolito, quindi durante il sogno o con un disegno spontaneo, soprattutto in occasione di turbamenti, angosce o stati psichici caotici, allo scopo di mettere ordine in tale caos. Il cerchio del mandala rappresenta, dunque, una protezione per tenere lontane le preoccupazioni generate dalla realtà esterna. Il mandala ha, però, anche finalità creative, poiché può essere utilizzato per esprimere qualcosa che ancora non esiste.
Colorare un mandala non significa, pertanto, colorare un semplice disegno: per questo esistono i laboratori di pittura mandala, che grazie alla guida di professionisti preparati permettono di capire come usare i mandala per esplorare il proprio sé e conoscere qualcosa di più sulla propria personalità. La colorazione dei mandala è, infatti, un’attività d’introspezione e meditazione, che ha effetti rilassanti sulle persone che partecipano ai laboratori: il mandala disegnato e colorato da chi partecipa ai laboratori, racchiude pensieri ed emozioni che diventano comunicabili a se stessi e anche agli altri.
Se volete iniziare da soli a prendere confidenza con i mandala, sappiate che la colorazione va fatta in un ambiente tranquillo, possibilmente senza aver accanto persone che potrebbero disturbarvi o distrarvi, e se lo preferite con un sottofondo musicale piacevole e rilassante. Sul sito http://www.dacolorare.com/, troverete 106 diversi mandala da poter stampare e colorare; oppure sul sito http://www.mandala-4u.com/it/start.html, troverete dei mandala da poter scaricare e colorare con un programma grafico presente sul vostro computer.
Bibliografia: Jung e il simbolo - Giampiero Cinque - Ed. Pungitopo - Marina di Patti (ME), 1989

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