I mass-sepolcri. Tra vita e metafore.

Creato il 29 novembre 2010 da Lanta
Ogni tanto mi faccio dei trip mentali assurdi, non chiedetemi perché. Oggi, traendo ispirazione da un post su Facebook, mi sono iniziato a chiedere come potrebbe essere la vista se in realtà tutta questa illusione di esistere fosse come un qualsiasi mass-media. In fondo è questo che vogliamo, cerchiamo di essere felici ed uno dei tanti modi per essero è appunto la popolarità.
Se la vita fosse un videogioco... beh, sono già stati molti quelli che mi hanno preceduto in questo confronto metaforico. La vita come un gioco è un qualcosa che ha un inizio, e che sicuramente alla fine porterà ad un "Game Over". Una realtà piena di ostacoli e di difficoltà quotidiane da superare, un mondo ricco di insidie e tranelli che richiedono abilità per essere superati. Un sacco di achievement da sbloccare... insomma, chi più ne ha più ne metta. Ma quello che conta è che, alla fine, la vita come un videogame è qualcosa che va visto in senso positivo: significa caparbietà, significa forza di volontà e determinazione. Significa furbizia e intelligenza, forse. Ma significa anche nerding... e nerdare sulla vita è un qualcosa di favoloso. Il classico gamer appartenente alla stirpe dei nerd non sa cosa si perde preferendo alle sfide reali delle sfide virtuali... diciamo che ci si diverte, e non poco ;)
E se fosse tutto un film? Oh oh, già qui le cose cambiano e non di poco. In un prodotto cinematografico di sicuro manca l'interattività, la vita sarebbe un po' come il teatro. L'obiettivo principale sarebbe quello di intrattenere gli altri, non importa in che modo e con che mezzi. Colpi di scena, grandi storie d'amore, tante avventure... Ma non sono il primo a vederla sotto quest'ottica, sicuramente prima di me ha formulato la stessa teoria il grande Shakespeare che disse "Il mondo è un grande palcoscenico, e gli uomini sono solo semplici attori". Insomma, la vita è vista come finzione. Una visione abbastanza pessimistica, devo dire, ma terribilmente reale. E anche qui, alla fine, c'è un "The End"... ma a differenza del confronto con il videogame, l'esito non dipende da noi. Impotenti di fronte alla collettività.
Stiamo piano piano retrocedendo. E allora passiamo subito alla carta stampata. Un po' come questo post, o come un libro. Come sarebbe la vita, scritta? Partiamo subito col dire che la domanda assumerebbe un vero significato solo nel momento in cui si stabilisce se si tratta di un'autobiografia o di un qualcosa osservata da occhi esterni. Nel primo caso il tutto sarebbe molto soggettivo, e finirebbe col trasformarsi a poco a poco in un diario segreto pieno di pensieri contorti sugli eventi vissuti (quanto sto scrivendo ne è un esempio, tante cazzate scritte senza motivo). Nel secondo caso, con tutta probabilità, saremmo in grado di assimilare quanto scritto ad un curriculum o, meglio, ad un identikit. Insomma, un documento quasi di valore storico. Una storia che sicuramente non si può cambiare e che rimarrà indelebile nel corso del tempo, ma che può riempire pagine e pagine fino a concludersi, forse persino senza un finale. La scena che mi sto immaginando in questo momento è quella di una penna lasciata cadere sulla carta...
Una vita radiofonica? Sì, si può fare... anche se sarebbe veramente dura. Di per sé la radio è sicuramente un mass-media di grande importanza, che potrebbe fornire informazioni utili e notizie senza problemi lasciando anche spazio alla fantasia dell'ascoltatore. Il problema è che, oggigiorno, non viene considerata. La radio, diciamocelo, è morta. Da mass-media si è trasformato in strumento di intrattenimento per chi, in macchina, fa zapping tra una frequenza e l'altra in cerca di qualche melodia orecchiabile. Forse è questo il punto... poche informazioni, e molta musica. Ma la musica, alla fine, è parte integrante di noi e ci caratterizza. Anche da lì, dai suoi gusti musicali, possiamo capire chi è veramente una persona. E no, in questo caso non c'è un finale... quello che siamo, e che siamo stati, rimarranno impressi nella storia fino a quando, come diceva Ugo Foscolo nei Sepolcri, rimarranno vivi i ricordi.
E come trasmettere al meglio i ricordi ai posteri, se non tramite Internet? Lo so, a prima vista qualche sequenza di uni e di zeri potrebbe significare veramente poco, ma pensateci un attimo. Tutto quello che siamo, e che siamo stati, viene versato nel web. Siamo su Facebook, siamo su Google, siamo su Youtube. E ora che il web diventa mobile questo fenomeno è ancora più accentuato. Forse questo tipo di dati un giorno sparirà, diventerà obsoleto e illeggibile. Forse in un periodo non troppo remoto il server che regge questo blog cesserà di esistere e diventerà metallo da riciclare. Ma sì, io ci ho provato.

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