Come riportano i TaccuiniStorici Roma godeva già allora di importanti agronomi:
“Per proteggere le merci dai raggi del sole venivano stese pelli di animali.
Qui era soprattutto abbondante l’offerta di verdure ed ortaggi , i prodotti cioè di un campo nel quale gli agronomi del tempo operavano con risultati apprezzabili. Erano riusciti, ad esempio, a coltivare per la prima volta la lattuga cappuccina e a far raggiungere ad asparagi e cavoli le dimensioni che ancora oggi mantengono.”
E un cronista dell’epoca descrive un concetto che forse allora non avrebbe capito: la biodiversità!
“Si potevano trovare 38 qualità di pere e 23 di mele. Strettamente addossati l’una a l’altro, stavano i banchi dei verdurieri, che urlando, vantavano la qualità delle proprie merci”.
http://www.taccuinistorici.it/ita/news/antica/usi—curiosita/I-mercati-generali-di-Giulio-Cesare.html
E sì che a Roma il cibo aveva una valenza talmente forte da riprendere nei mosaici anche gli avanzi…