Una storia simile si è ripetuta per la grafite. Le prime tre nazioni produttrici di grafite nel mondo (la Cina è la prima), controllano l’88% della produzione mondiale e questo monopolio genera grossi timori per una possibile crisi di approvvigionamento.
Ma i dati aggiornati, pubblicati lo scorso mese dalla United States Geological Survey (USGS), forniscono preziose indicazioni. La ripartizione della produzione globale di oltre 80 metalli e materie prime, è concentrata geograficamente ed è a rischio di interruzione delle forniture a causa di problemi politici, sociali o geologici. La seguente tabella mostra chiaramente come la disponibilità di queste materie prime siano a rischio di shock di fornitura, così come già successo per le terre rare e la grafite.
% produzione mondiale della 1^ nazione produttrice
% produzione mondiale delle prime 3 nazioni produttrici
Materia prima
%
Materia prima
%
Ittrio
99
Ittrio
100
Niobio
91
Berillio
99
Berillio
87
Niobio
99
Terre Rare
86
Elio
98
Tungsteno
85
Vanadio
97
Antimonio
83
Terre Rare
96
Bismuto
81
Bismuto
96
Elio
78
Iodio
96
Mercurio
75
Stronzio
96
Platino
72
Wollastonite
96
La domanda che molti investitori si stanno ponendo è: “quale sarà il prossimo metallo a generare uno shock di disponibilità sul mercato?” Per molti analisti, il metallo candidato ad accendere la miccia di una crisi per le industrie mondiali, è il tungsteno, appartenente come altri alla famiglia dei metalli rari. La Cina produce l’85% del tungsteno del mondo. È un mercato di 73.000 tonnellate per anno, quindi di dimensioni paragonabili alle terre rare (la cui produzione ammonta a 110.000 tonnellate all’anno). La Cina produce 62.000 mila tonnellate di tungsteno all’anno mentre la seconda nazione che ne produce di più al mondo, la Russia, raggiunge soltanto le 3.500 tonnellate/anno. Come nel caso delle terre rare, chi muove il mercato è la Cina. Recentemente, la Cina ha deciso di ridurre le sue esportazioni di tungsteno aumentando le tasse per le esportazioni e intraprendendo politiche per mantenere il tungsteno per le proprie industrie nazionali.
Ma anche l’antimonio, lo stronzio e la wollastonite possono seriamente candidarsi come materie prime altamente critiche.
Infine può sorprendere il fatto che anche il platino sia un metallo a rischio, con il 72% della produzione mondiale concentrata in Sud Africa, un paese che è alla presa con grossi problemi legati alle agitazioni sindacali e ai costi energetici in aumento.
È impossibile dire quando si verificherà una crisi per questi metalli, ma è certo che quando si verificherà non si potrà dire che non era stata annunciata e prevista, come gli investitori più attenti e informati sanno ormai da tempo e di cui beneficeranno in una misura al momento inimmaginabile.
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