I mezzi giustificano il fine?

Creato il 21 settembre 2012 da Ilnazionale @ilNazionale

foto da alarabiya.net

21 SETTEMBRE – Immaginiamo di essere a Roma o Milano e di prendere la metro. Tra un tweet e una telefonata alziamo lo sguardo e davanti a noi vediamo un cartello che recita: “In ogni guerra tra uomini civili e saggi, sostieni i civilizzati. Sostieni Israele, sconfiggi la jihad.” Il tutto su sfondo nero e contornato da stelle di David. Il cartello esiste, ed è stato causa di controversie tra la Metropolitan Transportation Authority di New York e l’American Freedom Defense Initiative, il gruppo che ha comprato lo spazio pubblicitario.

In questi giorni che vedono il mondo arabo infiammarsi per il film di produzione americana sul profeta Maometto, questo cartello sembra essere benzina sul fuoco della bruciante comunità musulmana. Secondo quanto riporta il portavoce della MTA, la società di trasporti avrebbe le mani legate e un’ordinanza della Corte Federale di Manhattan ha decretato che non esporre i cartelli equivale alla violazione del primo emendamento, ovvero si violerebbe la libertà d’espressione. A voler sentire cosa dice Pamela Geller, il direttore esecutivo dell’American Freedom Defense Initiative, sembra che lei non abbia vacillato neanche un attimo nella convinzione di esporre i cartelli nonostante i recenti avvenimenti. Aggiunge inoltre che “non indietreggerò mai davanti a violente intimidazioni, e non smetterò di dire la verità perché farlo sarebbe pericoloso. La libertà deve essere difesa strenuamente.” E poi “ Se qualcuno commette un atto di violenza, è sua propria responsabilità e di nessun altro.” Come a voler dire, noi vi diamo uno spunto contro cui rivolgere la vostra rabbia, scegliete voi come agire.

È da ritenere giusta ed equa la decisione del tribunale ? Scegliere di non esporre cartelli che inneggiano all’odio razziale è davvero una limitazione della libertà d’espressione? E se invece la vera libertà sta proprio nel condannare quegli slogan e chiuderli nel dimenticatoio ? È più o meno quello che ha pensato di fare la società di trasporti di Washington che, data la cronaca recente, ha deciso di posporre l’affissione dei cartelli, in un moto di preoccupazione per la pubblica sicurezza. Anche per loro Pamela Geller ha avuto parole al vetriolo, sentenziando che così facendo la società di trasporti “si inchina alla minaccia del terrorismo jihadista.”

foto da alarabiya.net

Purtroppo non è il primo caso in cui si ricorre ai crocevia delle metropoli per lanciare messaggi d’odio verso i musulmani, in quanto il gruppo pro-Israele è riuscito ad esporre nelle stazioni Metro-North di New York cartelli che recitano: “19.250 attacchi mortali islamici dall’11/09/2001, e portare il conto non è islamofobia, è islamorealismo.”

Qualcuno che non ha gradito il messaggio ha deciso di passare all’azione, e su alcuni autobus di San Francisco è comparso il cartello incriminato, ma in nuova versione. Vi si legge: “In ogni guerra tra il colonizzatore e il colonizzato, stai con l’oppresso. Supporta il diritto per i Palestinesi di tornare nella propria terra. Sconfiggi il razzismo.”

Se non puoi batterli con la legge, sconfiggili con l’astuzia.

Lorena Bellano


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