I miei errori di scrittore

Da Marcofre

(Questo post nasce in riposta a quello di Daniele Imperi sul suo blog Penna Blu).

Io sono affezionato ai miei errori, e tu? Ah, sono belli. Potrei stare con loro per delle ore (infatti lo faccio, non posso impedirmelo). Ovunque vada mi accompagnano. Non mi mollano. Sì, sono appiccicosi.

Molti, molti anni fa, scrivevo delle storie. Lo facevo per ammaestrarti. Perché tu vivevi nelle tenebre, mentre io portavo la luce. A quei tempi (un tempo tanto lontano nel quale, tieniti forte, Twitter non c’era, nemmeno Facebook. Nemmeno Google), spedivo i miei dattiloscritti a un’agenzia letteraria, che a pagamento mi rispondeva. E mi diceva chiaramente cosa non andava.

I personaggi erano soffocati dalle mie idee. L’intreccio? Solo un pretesto per dare spazio alla mia visione del mondo.

La storia? Un canovaccio che non era mai sviluppato.

Avevo orrore di certi autori (come Raymond Carver) che avevano un editor e si facevano consigliare e correggere. Tutto questo alle mie orecchie era inaudito. Si trattava di scrittorucoli, gente di serie B che trovava il successo perché, signora mia, i tempi sono tristi! Bui! Buio pesto!

Ma presto la mia luce avrebbe cacciato le tenebre. Occorreva solo tenere duro. In fondo, quelli bravi alla fine emergono, o no? E più è dura, più significa che sei dalla parte giusta!

Per anni ho pensato così. Una dozzina, direi. Dodici anni di errori, mica cotica. Il punto è che non sono una saetta, mi ci vuole parecchio tempo prima di capire. E infatti non ho capito.

Perché ho fatto un altro errore, forse più grave: ho smesso di leggere, di scrivere. Ho gettato via molti libri per liberarmi da questa insana voglia di scrivere. Tanto… Le tenebre avevano vinto, era evidente! Il mondo sarebbe esploso dopo essere stato travolto dalla mediocrità: e gli stava pure bene. Ma come: c’ero io che potevo indirizzarlo sulla retta via, e lui correva dietro a scrittori così mediocri?

Dopo, ho ripreso a leggere e a scrivere. Mi sono ritrovato a acquistare di nuovo libri, a scrivere. Soprattutto, ho capito che Raymond Carver è un maestro. È grazie a lui che ho modificato il mio sguardo sulle cose che mi circondano.


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