E' un cazzo di inverno freddo e uggioso,il lavoro va di merda,il commercialista rompe le palle e il mondo sembra andare in senso contrario da come ci aspetteremo.
Ma chi se ne fotte, e' ora di andare a Cuba.
Si comincia una settimana prima a mettere cose in valigia,un regalino,un hilo,un pensiero....
Finalmente arriva la mattina della partenza....la notte e' passata con poco sonno tanto era la voglia di partire.
Ed e' sempre cosi'...non importa se si hanno alle spalle 2 o 20 viaggi,le sensazioni sono sempre le stesse.
L'autostrada per Milano,poi l'uscita Malpensa.
Il solito parcheggio e il solito viaggio col pulmino per arrivare al terminal 2.
Se non si ha il biglietto ma occorre ritirarlo in aera gruppi allora si fa la prima coda o,se si fa come me arrivando un po' tardi, lo si ritira subito per passare al check.
Si inizia a buttare un occhio al movimento,solite cubane con gli occhi tristi e soliti italiani male assortiti.
Una volta mollato il bagaglio ultimo caffe' al bar in fondo,quello grande,un giro in cartoleria per giornali e/o libri e poi via al metal...
Suona sempre qualcosa ma comunque si passa.....
Un salto al duty per gli ultimi acquisti e poi controllo passaporti.
Quindi l'attesa leggendo il giornale e godendosi la trasformazione delle cubanite che,liberatesi del marito,ritrovano l'antica....vena.
Il volo e' sempre piu' o meno il solito,con la speranza di non finire accanto a un bambino frignone,cagone e piscione.
L'arrivo,il solito patetico applauso al pilota e poi,come una faina,rapido all'immigration.
Solita faccia seria del tipo al gabbiotto,solite domande e solito augurio di buona vacanza.
Poi si attende il bagagli buttando l'occhio verso l'uscita e quei maledetti tavolini per il controllo del contenuto delle nostre valigie.
Arrivato il bagaglio (puff...puff) ci si intrufola in mezzo a un gruppetto che esce in modo che il policia all'uscita abbia altro da guardare e finalmente....
Cuba.
Subito l'assalto dei taxisti e subito inizia il mercanteggiamento fino a quando non trovi chi ti porta a una cifra accettabile dove devi andare.
Quel viaggio in taxi,dopo mesi di Italia e' un emozione forte,rivedere quelle case,la gente che rientra dopo un giorno di lavoro,i ragazzini a dorso nudo che prendono a bastonate una pietra fino in seconda base,le innumerevoli biciclette,i carretti,le ragazzine con le divise immacolate,i macheteros che tornano a casa sporchi e sudati e con lo strumento di lavoro appeso alla cintura.
La gente sull'uscio di casa, senza un cazzo da fare,a guardare il mondo che passa loro davanti.
Poi arrivi in citta',vengono i brividi riconscendo le piazze,le strade,i negozi.
Ci si accorge che non e' cambiato nulla e che tutto e' esattamente come lo avevamo lasciato,come doveva essere,come ce lo si aspettava.
La nostra casa e la duena in carne che ti abbraccia sorridente,il tuo cuarto e pochi minuti dopo...lei che arriva trafelata.
Lei che ti racconta che ti ha aspettato per mesi accanto al telefono,che non e' mai "salita" neppure una volta,che ha sempre e solo avuto te in testa.
Sorridendo guardi le sue Nike fiammanti e ti accorgi che al final....non te ne frega un cazzo di tutte le palle che puo' raccontarti.
Lei e' li'...bella come il sole ed e' tutta per te,fuori c'e' la notte cubana,quella che hai sognato nei lunghi,noiosi,giorni d'inverno.
Hai la consapevolezza che la felicita' forse esiste e quei seni ambrati grandi e duri premuti contro il tuo petto ne sono una prova.
In fondo non c'e molto di piu' al mondo di una notte cosi'.
Una notte nell'isola che non c'e'.