Ribadiamo per puntiglio che trattasi di mere scelte personali, forse anche un po' drogate dal tempo che scorre inesorabile (della serie: «questo l'ho letto quest'anno o era l'anno prima? E ci era piaciuto tanto o poco?») per cui abbiamo cercato negli scaffali della nostra libreria testi che presentavano esclusivamente la dicitura "printed in 2014", senza tenere conto di quei volumi ancora in lettura (come quello, prezioso, di Labbate, oppure la nuova fatica di quel pazzoide di Argentina) che stanno deliziandoci a tutt'oggi e che non abbiamo inserito nella cinquina solo perché ad un passo dalla conclusione.
Abbiamo dimenticato qualcuno? Sicuramente sì. D'altronde, non siamo mica la classifica del Corriere (e pure quella, a dirla tutta...)
• Si comincia con La ferocia di Nicola Lagioia (Einaudi), un romanzo che forse (forse) non è il capolavoro in cui all'inizio, per più di una buona metà della lettura, eravamo certi di essere incappati, ma del quale abbiamo ammirato la struttura corale, la lingua cesellata nonché la maestosa prospettiva southern. La rete pullula di pareri elogiativi circa questo cupo notturno pugliese firmato da uno dei più interessanti narratori del panorama nostrano, un plauso generale cui ci sentiamo senz'altro di conformarci con un unico distinguo: avremmo tanto desiderato che il buon Nicola si fosse attenuto allo spirito faulkneriano che - per sua stessa ammissione - ha nutrito buona parte del proprio percorso arrivando ad osare qualcosa in più riguardo ai legami di sangue (malato) che sono il perno dell'opera. Clara e Michele, fratellastri sul cui connubio psicotico si fonda tutto il libro, avrebbero potuto scandagliare tracciati meno prevedibili nel loro dolente cammino di autodistruzione...
• Si passa poi a Charlie Chaplin, di Peter Ackroyd (Isbn), biografia del grande comico che diede l'avvio ad una nuova concezione della Settima Arte. Scrittura tersa e poderosa, il libro si legge d'un fiato come fosse un romanzo riuscendo abilmente a coniugare la necessità d'informazione caratteristica del genere biografico con la più pura e appassionante fabula (ne avevamo scritto qui). Se vi piace il cinema dei primordi e vi interessano i romanzi di formazione con un genio per protagonista, questo libro è fatto apposta per voi!
messaggio subliminale
• De Il Grande Cielo di A. B. Guthrie (Mattioli) possiamo solo dire che è un viaggio, meraviglioso, all'interno del mito dei cowboy. E che attraversare il West per mezzo di queste quasi 500 vibranti pagine significa guadagnare con lo spazio non un territorio da conquistare ma un mondo da scoprire per una libertà “altra” rispetto a quella dei pistoleri. L'autore - Premio Pulitzer per la narrativa nel 1950 - si iscrive negli annali della Grande Letteratura non come un semplice prosecutore di un viaggio iniziato dagli imprescindibili protagonisti di Crane, Twain e compagnia sonante ma come un anticipatore del filone on the road - peraltro scrivendo molto meglio di Kerouac, va detto.• Infine, last but not least, L'uomo di paglia di Michael Connelly (Piemme), romanzo capace di offrire - pur pubblicato nel 2009 ma ristampato quest'anno in versione pocket - oltre alla consueta, adrenalinica corsa dietro il serial killer di turno (e tra tutti gli autori mainstream, Connelly è sicuramente la penna più dotata, dubbi non ce ne sono!) anche una imperdibile analisi del meccanismo giornalistico odierno, facendo il punto sul suo declino a causa della crisi ma anche e soprattutto per (de)merito dell'avvento di internet. Insomma: due libri in uno, che scorrono entrambi come la corrente di un unico, vorticoso fiume... (e con ciò per quest'anno abbiamo chiuso. gabba gabba hey)