Vorrei anteporre alla top 10 del 2014, come di consueto, qualche premessa per poter meglio comprendere le scelte effettuate nel redigerla.
Per poter stilare la “classifica” dei migliori lavori dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2014, si è tenuto conto della data di uscita italiana e non della eventuale data di uscita nel paese di origine: ad esempio il titolo “Big eyes” di Tim Burton, uscito il 25 dicembre 2014 nel Paese di origine, sarà nelle sale nostrane soltanto dal 1° gennaio 2015, esula quindi da un eventuale inserimento nell’elenco.
Non si è tenuto conto dei titoli presentati ai principali festival italiani (Torino, Roma, Venezia) se ancora non sono stati distribuiti in tutte le sale italiche: ad esempio “For some inesplicable reason” di Gabor Reisz, presentato a Torino32, non rientra nella classifica perché non (ancora) uscito nelle sale italiane. La top 10 sconta il limite (umano) della visione nelle sale: in altri termini chi ha stilato la classifica ha potuto valutare un certo numero di titoli e non tutto lo scibile cinematografico dell’anno 2014. Alla luce di questo limite, si è voluta introdurre una sezione in fondo alla top 10 indicando quei lavori che pur avendo colpito positivamente (attraverso critiche e recensioni) il redattore della classifica, costui non ha potuto verificare di persona l’effettiva eccezionalità del prodotto visionandolo direttamente.
È stata infine inserita una mini-sezione con la sorpresa dell’anno, ossia il film di qualità che non ti saresti aspettato di vedere e il flop dell’anno, ossia il titolo che le premesse davano come un capolavoro annunciato ma che poi nella realtà ha lasciato un filo di amarezza una volta usciti dalla sala, un’ombra di delusione per l’occasione mancata; questo non toglie che il titolo sia comunque di qualità.
IMPORTANTE: i titoli sono 10 ma non sono da leggersi in ordine qualitativo quanto invece in ordine cronologico. Lo scrivente non ha mai amato dilettarsi in discorsi sofistici su quanto un film fosse migliore dell’altro o di quanto il secondo fosse meglio del quarto per questo o quel motivo. La top 10 è dunque da leggersi come un gruppo unico di lavori (i migliori) usciti in questo 2014.
DALLAS BUYERS CLUB: la vera storia dell’elettricista/cowboy texano, interpretato da un superlativo Matthew McConaughey (insignito dell’Oscar), si issa nel piccolo gruppo dei migliori lavori dell’anno. Un titolo di notevolissima qualità che scava senza filtri nell’America degli anni ’80 ed i primi passi della società nei confronti dell’AIDS, patologia all’epoca quasi sconosciuta. Completano il cast Jennifer Garner e Jared Leto. Dirige Jean-Marc Vallèe.
FATHER AND SON: delicatissima pellicola giapponese, con una regia impeccabile ed una storia che nessun genitore vorrebbe vivere sulla propria pelle: lo scambio del proprio bambino alla nascita. Due ore di densa empatia; una tematica trattata con grande intelligenza, senza risvolti banali o prevedibili. Una piccola perla orientale da non perdere.
GRAND BUDAPEST HOTEL: Wes Anderson ha offerto, in questo 2014, una grandissima pellicola. Il regista più hipster del panorama cinematografico mondiale ci immerge nel suo microcosmo che da sempre caratterizza i suoi lavori. Questa volta, avvalendosi di un notevole cast corale, da Ralph Fiennes a Mathieu Amalric, da Tilda Swinton a Edward Norton, ci racconta la storia di Zero Moustafa, giovane lobby boy del Grand Budapest e dell’avventuroso quanto rocambolesco recupero di un prezioso dipinto.
LOCKE: Steven Knight ha meravigliato il Lido e poi il pubblico di tutte le sale con un esperimento affascinante quanto rischioso: una pellicola girata in tempo reale all’interno di un abitacolo di un SUV, direzione Londra. Al volante Tom Hardy, attore in grandissima ascesa e di grandissime doti. Un claustrofobico viaggio in auto, che mette a repentaglio il suo lavoro, la sua famiglia, il suo futuro. Una scommessa ampiamente vinta.
ALABAMA MONROE: dalle Fiandre arriva un capolavoro di rara bellezza. Von Groeningen mette in scena una dei drammi più innaturali, la morte di una figlia. I genitori, Elise e Didier, tatuatrice lei, musicista lui, sopravvivono alla piccola Maybelle. Una grande storia d’amore che scava a fondo nell’animo lasciando una traccia indelebile.
CLASS ENEMY: la Tucker film distribuisce un lavoro piccolo ma di grandissima pregnanza. In una scuola tutto scorre senza colpi di scena fino a che l’arrivo di un nuovo docente e concomitante suicidio di una ragazza stravolgono la realtà. Il nuovo lavoro dello sloveno Rok Bicek stupisce e convince. Inserito nel trittico che concorre per il Premio Lux 2014.
BOYHOOD: una autentica esperienza cinematografica. 12 anni di riprese della vita di un bambino che diventa uomo, tra le mai sopite dinamiche familiari, i primi amori, la passione per la musica e per la fotografia. Un condensato di cinema ad opera di Richard Linkater che si avvale anche di Ethan Hawke e Patricia Arquette. Un manifesto alla vita, che dimostra quanto possa essere straordinario l’ordinario. Imperdibile.
INTERSTELLAR: Nolan è tornato con un lavoro che scava a profondo nel genere sci-fi, senza rinunciare a quella psicanalisi e a quella filosofia che il suo cinema non ha mai perso l’occasione di strizzare l’occhio. Interstellar non è soltanto un “film sullo spazio” ma è molto, molto di più. In un futuro non troppo lontano la Terra non è più il posto dove la razza umana è benvenuta. Una coltre di sabbia sta piano piano seppellendo il pianeta; l’unica soluzione è cercare una alternativa nell’immenso spazio, cercando condizioni più adatte alla vita. Un grande cast, da Matthew McConaughey a Anne Hathaway, da Matt Damon a Michael Caine, un viaggio nello spazio sconfinato tra buchi neri e paure mal celate sul futuro.
TRASH: Daldry è così, i suoi film sono di alta qualità e piacciono al grande pubblico; un’equazione, in condizioni normali, difficilmente risolvibile, ma non per lui. Dopo lavori come “Billy Elliott” e “The reader”, arriva “Trash”, storia di intrighi e colpi di scena nel Brasile contemporaneo, dove il ritrovamento di un portafoglio nella discarica è la causa scatenante di un plot narrativo avvincente. Premiato al festival di Roma come miglior film.
GONE GIRL: quando la coppia scoppia. Fincher torna dietro la macchina da presa con un grandissimo lavoro che mette in discussione il rapporto di coppia, le convenzioni sociali, la morbosità dei media. E lo fa senza sconti. Una Rosamund Pike in grandissimo spolvero ed un Ben Affleck sul quale calza perfettamente la parte del marito disilluso e vittima dei sospetti. In “Gone girl – l’amore bugiardo” Fincher porta lo spettatore in un limbo acre ed oscuro con un continuo gioco di specchi e colpi di scena.
SORPRESA DEL 2014: Smetto quando voglio
L’opera prima di Sydney Sibilia stupisce per immediatezza e crudeltà. Il mondo dei precari e dei ricercatori raccontati senza remore; lavoro che strizza l’occhio alle grandi produzioni americane nello stile, senza eccedere e senza scadere nel volgare. Una rara commedia italiana.
DELUSIONE DEL 2014: 12 anni schiavo
Sarò impopolare, ma l’ultimo lavoro di Steve McQueen, cineasta di grandissima qualità (basti pensare ai suoi precedente lavori “Hunger” e “Shame”) per capire che 12 anni schiavo non rappresenta proprio il suo lavoro migliore. L’Academy non è dello stesso avviso, tanto che lo scorso febbraio McQueen ha ricevuto l’Oscar per il Miglior film. Personalmente la capacità stilistica del regista è stata fagocitata dall’altissimo contenuto del film (la storia di un giovane violinista di colore rapito e venduto come schiavo) e dalle prove attoriali dei vari Fassbender (ormai un talismano del regista inglese), Pitt, Nyong’o, Ejiofor. Poteva essere la definitiva consacrazione, per ora rimandata.
Non visti ma…
DUE GIORNI, UNA NOTTE: i Dardenne molto raramente sbagliano un colpo. Un film sul mondo del lavoro (con Marion Cotillard) e su una società che non si vuole arrestare di fronte a nulla. Una storia di totale contemporaneità e forza.
JIMMY’S HALL: Ken Loach colpisce al cuore con l’ennesima (ma il cinema ne ha sempre un gran bisogno) storia di emarginati e di sconfitti; è quello che gli riesce meglio. Un cinema etico troppo importante per essere ignorato. Da vedere.
MOMMY: Xavier Dolan, cineasta canadese in erba, si impone come rivelazione totale nel mondo del cinema. Ancora una volta il soggetto privilegiato è il cosmo femminile, intercalato in una storia complessa, tesa, di grande impatto. Da non perdere.
Molti di questi film sono stati recensiti sul nostro blog, continuate a seguirci!