I migranti la Germania bulimica e dubbiosa e l'Europa cristiana

Creato il 13 gennaio 2015 da Marianna06

Mentre l’Europa, e in particolare la Francia con Parigi  e gli ultimissimi esecrabili avvenimenti, tutti da analizzare con lucidità ed equilibrio, è attraversata dallo spettro minaccioso di un fondamentalismo dagli ambigui connotati e le forze dell’ordine sono un po’ ovunque in allerta per scongiurare morti assurde, che non sono poi così improbabili, la Germania resta incerta se aprire o meno le porte agli “uomini” dei barconi e alle loro famiglie

Ossia a coloro che scappano da guerre e da ogni genere di male e di sfruttamento nei Paesi d’origine.

C’è certamente chi sul suolo tedesco protesta e manifesta contro, come fa il movimento Pegida.

Chi al contrario è disposto all’accoglienza senza “se” e senza”ma”.

E chi, infine, anche lì, nel freddo nord, fa i propri calcoli per riuscire nell’intento di procacciarsi manodopera  e, magari cervelli qualificati, a buon mercato.

Gli affari sono sempre affari. E lo sterco del diavolo piace comunque a parecchi. Per non dire a tutti.

Intanto, e anche mentre scrivo,il flusso dei migranti non cessa d’arrestarsi lungo le coste italiane.

C’è stato infatti, pure stamane, l’ennesimo salvataggio nel Canale di Sicilia.

Ma l’Italia,ormai, a causa della pesante crisi economica e occupazionale, non interessa più il migrante. E’ territorio di transito. Come non sono più attrattive, rispetto ad anni addietro,il Regno Unito e lo stesso Canada.

Per la Germania così c’è, giorno dopo giorno, una inevitabile crescita esponenziale del numero dei migranti in arrivo.

E il governo di Grande Coalizione intanto, sotto la guida della cancelliera Angela Merkell, sa bene che gli si domanda da parte di tutti, nel contesto europeo, un impegno economico molto  più imponente rispetto a quello fornito finora. E sa anche che non è più possibile fare orecchie da mercante.

Ecco, allora, che nascono gli intoppi  con il “paese reale”.

Ossia mugugni che si manifestano da più parti per un rallentamento dell’economia,che finora non c’era.

La Germania applica, al momento, dei capziosi distinguo dinanzi al flusso migratorio, che approda dalle sue parti.

Essa separa cioè i richiedenti asilo dai migranti bisognosi d’aiuto. Migranti, questi ultimi, che dopo i primi indispensabili soccorsi, lasceranno quasi certamente il suolo tedesco per altre destinazioni di propria scelta.

C’è da dire, però, che la stessa si è fatta  carico fino ad oggi di non meno del 30% di quella che si definisce protezione internazionale. E non è poco.

Il problema è la previsione per l’anno che ha avuto inizio da pochi giorni. Una previsione che parla di almeno 200 mila profughi in arrivo.

Le associazioni,che tutelano i profughi, anche in Germania si danno di certo il loro bel da fare, ma necessita una politica meglio articolata, che non abbia sapore né di mieloso populismo,ovvero stile “pappa di cuore”, e neanche di bieco  e interessato sfruttamento.

E’ questo un discorso che vale  per la Germania ma anche  per l’Italia e per gli altri Paesi europei d’accoglienza.

Un discorso, a dire il vero,di vecchia data.

L’unica garanzia di protezione per i profughi, all’atto della partenza, potrebbero e possono essere, ad esempio, dei canali di migrazione legale,che tengano lontani scafisti scellerati e i loro loschi affari. Che impediscano insomma tragedie come quelle che sono accadute e che, talora, purtroppo continuano ad accadere. Soprattutto nel Mediterraneo.

E  che di questi tempi, in particolare, hanno per protagoniste imbarcazioni provenienti in prevalenza dal Mediterraneo Orientale (leggi la Turchia).

Imbarcazioni, molto spesso in disarmo, autentiche carrette, che si acquistano per cifre irrisorie e che passano di armatore in armatore con una rapidità inverosimile. Con le quali,com’è prevedibile, le mafie (turche,siriane e perfino uomini dell’Is) fanno ottimi realizzo.

Così, se si vuole per davvero evitare di avere dei morti sulla coscienza, gli interlocutori seri non possono che essere gli Stati- garanti in cui i profughi attuano l’imbarco e, in caso di necessità, cioè di difficoltà in mare, l’applicazione di adeguati meccanismi di salvataggio.

Questo deve essere l’impegno politico inderogabile, cui guardare, e ormai non tramandabile di tutti gli Stati dell’Unione Europea.

Un impegno che sia sostenuto con risorse di mezzi e di uomini adeguate.

E poco importa che “Mare nostrum”, per volontà governativa, abbia ceduto il posto lo scorso novembre a “Triton”.

E’ bene ricordare che le persone, tutte le persone, di ogni provenienza, sesso ed età, vengono molto prima di quelle che sono le cosiddette difese delle frontiere e che l’Europa, nel suo insieme, per cultura originaria e per civiltà, non è affatto la fortezza che ostenta mura imprendibili.

Barriere invalicabili sono solo gli egoismi di maniera di coloro che coltivano e privilegiano il proprio campicello, incapaci di sapersi guardare intorno e leggere il futuro.

Perché il futuro, che piaccia o meno tanto ai grandi della Terra come all’uomo della strada, è di necessità “meticcio”.

E, se ci diciamo cristiani (l’Europa ha radici cristiane), non dobbiamo essere tentati dal mantenere prudenti distanze. Perché,come ci ricorda Papa Francesco ultimamente nell’Esortazione Apostolica”Evangelii Gaudium”(n.270-272), è Gesù stesso che ci invita a entrare in contatto con l’esistenza concreta degli altri per imparare a conoscere la forza della tenerezza.

In quanto ogni volta che ci incontriamo con un essere umano nell’amore (e non per nostro tornaconto personale)- continua il Papa- ci mettiamo nella condizione di scoprire qualcosa di nuovo riguardo a Dio. E, di conseguenza, rendere in questo modo molto più ricca la nostra stessa esistenza assieme a quella dell’altro. Gioire  cioè di una gioia autentica. 

                Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

        Nella foto: Angela Merkell, la cancelliera tedesca. (Immagine tratta dal web)


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