L’episodio della ragazzina che accusa di stupro i rom e la successiva spedizione punitiva di benpensanti assomma in sé tre barbarie: quella di un’adolescente avvelenata dalla xenofobia e dalla cultura di questi anni sordidi, guidata da un egoismo senza coraggio e dignità che trova subito una giustificazione odiosa per il suo lasciarsi andare a un rapporto del tutto normale. La barbarie dei genitori che con regolarità mensile la portano alla visita ginecologica per accertarsi della sua verginità, povera gente obnubilata dalla sessuofobia ipocrita e degradante la cui origine ci è ben nota e che trova la purezza solo nei particolari anatomici. Gente in cui non si è mai lacerato l’imene che la divide dall’intelligenza e che in questa sua verginità alla ragione è stata evidentemente guidata e rafforzata da gente in vestaglia. E infine i buoni cittadini che tentano un progrom, di farsi giustizia da sé prendendo il falso stupro come un esiguo pretesto per sfogare la propria rabbia. Anche questo un segno di vigliaccheria, il prendersela con i più deboli, non avendo la schiena per resistere ai forti.
Quello che emerge è un Paese squallido, servile e crudele al tempo stesso, così debole da prendersela con gli ancora più deboli. Che non riesce a più trovare un senso comune, una solidarietà sociale ed è solo capace di squallide complicità nella ferocia delle invenzioni, nel repellente moralismo senza morale o nello sfogo inconsulto alla propria rabbia. Tutto l’inseme di questa storia è così miserabile che mi è impossibile trattenere il disprezzo per la ragazzina, per gli spregevoli genitori per gli scellerati quanto pavidi giustizieri.
Proprio questa è l’acqua sporca di cui occorre liberarsi per poter rinascere: salvare questo brodo di coltura fatto di miseria e egoismo che si dipana in ogni aspetto della vita del Paese fino ad arrivare alla codardia e all’avidità della politica, di un aggrapparsi disperato e incongruo allo statu quo e alle piccole sicurezze via via mangiate dalla crisi, è solo una terribile, angosciosa agonia di vita e civiltà.