Del PD dobbiamo evidenziare come nel bene e nel male non finisca di stupire, dato quasi per finito ha nettamente vinto le elezioni senza dubbio alcuno, uscito dagli scogli bersaniani, il mettere alla guida del governo una faccia da rassicurante chierichetto come Enrico Letta ha dato un’immagine di placida sicurezza che ha coagulato i voti del pur sempre fidelizzato elettorato di sinistra, che poi questo governo nato con i precisi obbiettivi di rifare la legge elettorale e di occuparsi dell’emergenza economica finora abbia solo rinviato i provvedimenti economici, dall’IMU alla TARES, e nei fatti gli unici DDL presentati e poi, più o meno ritirati, siano stati quelli noti come salva Dell’Utri con il dimezzamento delle pene per associazione mafiosa, l’Alfano contro le intercettazioni, lo Zanda-Finocchiaro per estromettere i “non partiti” dalla tenzone elettorale e, last but not least, il cosiddetto salva Berlusconi presentato dal buon Nitto Palma contro i magistrati “politicizzati”, è tutto un altro discorso che al paese evidentemente interessa ben poco.
Abbiamo lasciato per ultimo il Movimento 5 Stelle perché merita sicuramente qualche parola in più, dopo una perfetta campagna elettorale culminata nello Tsunami Tour che ha riempito le piazze come non si vedeva da decenni con il top degli 800.000 di Roma, la sequela di errori politici, tattici, comunicativi, messi in atto da Grillo sulla pelle del suo stesso Movimento con l’acquiescente assenso degli eletti, comunque legati da ferrei patti pre-elettorali con il Movimento stesso, sono stati tanti e tali da far risultare il Titanic di Bersani invece di una catastrofe qualcosa di simile allo spiaggiamento di un pedalò. Come affermato dalla senatrice Marina Sereni nel talk show di Bruno Vespa, il PD voleva i voti del Movimento 5 Stelle come sostegno ad un governo formato solo dalla coalizione di sinistra e non il Movimento stesso nella compagine. Ma il disastro mediatico messo in atto da Grillo ha fatto sì che l’immagine mostrata al pubblico fosse di una incapacità di “fare” le cose e di guidare il paese, avrebbero potuto proporre una rosa di nomi slegata dai partiti scoprendo così il gioco di Bersani, invece si sono limitati ad una serie di confuse dichiarazioni dilatorie riuscendo a far passare i democratici di sinistra come quelli obbligati, controvoglia, ma giocoforza, ad associarsi al Caimano per tirare fuori il paese dalle secche dell’ingovernabilità. Mentre i giochi di potere proseguivano con l’altalena dell’elezione del Presidente della Repubblica, con l’unica eccezione della geniale mossa Rodotà, il Movimento guidato da Grillo continuava ad insistere sui rimborsi elettorali non richiesti e lasciati allo Stato in una litania che ha finito per tediare il grande pubblico, cadendo poi in una querelle senza fine su diarie e scontrini che ha dato l’impressione (giusta o sbagliata questa è stata l’informazione che ne è uscita) che si perdesse tempo in quisquilie di poco conto invece di concentrarsi sui problemi del paese.
L’umiliazione pubblica di Bersani con la diretta streaming cui l’hanno costretto come una messa alla gogna, se ha fatto apparire la trattativa politica una sorta di questua dei voti del M5S da parte del PD, ha ammantato l’immagine dei grillini di un’aura di arroganza che ha nuociuto più agli stessi portando antipatia da parte degli spettatori invece che una conclamata necessità di trasparenza di cui in quello specifico passaggio non si avvertiva il bisogno.
Inadeguatezza degli eletti? Pressapochismo? Troppa narcisistica fiducia in sé stessi e la convinzione di non sbagliare? Errori già commessi dal PD in campagna elettorale, ma evidentemente la storia non insegna, lo schiacciamento degli eletti in Parlamento sulla straripante personalità di Beppe Grillo ha creato un fumus che ha coperto i parlamentari grillini in una nuvola di incapacità decisionale che ha portato ad una frattura tra eletti ed elettori che ha portato questi ultimi ad una massiccia astensione a queste elezioni amministrative, votanti delusi che avevano trovato una sponda di speranza nel Movimento dei cittadini e che di fronte alla caduta delle loro aspettative di vedere i grillini all’azione di governo hanno preferito questa volta disertare in massa le urne.
Gli scenari futuri non fanno prevedere grandi cambiamenti, Berlusconi ha già dato ordine alle sue truppe di minimizzare il tracollo, il PD rinfrancato dalla inattesa vittoria ha un motivo in più per giacere nel velenoso abbraccia con il sire di Arcore, il Movimento 5 Stelle dovrà adesso ripensare le sue strategie se non vuole ritrovarsi a fare da eterna inutile opposizione e recuperare il credito dissipato in questi ultimi mesi.
Ripescando nelle reminiscenze di latino, potremmo concludere con un sonoro, Ad Maiora