I misteri di Chalk Hill di Susanne Goga [Recensione]

Creato il 27 luglio 2015 da Missclaire

Carissimi lettori vacanzieri,

First thing first, devo confessare che la copertina ha avuto molto merito nel conquistare la mia attenzione (complimenti alla Giunti!), la mia passione per i mysteries e per il background dell'Inghilterra Vittoriana hanno fatto il resto ed eccomi qua a raccontarvi l'esito della mia lettura.

La Goga non fa mistero di quali siano gli elementi ispiratori di questo romanzo: in primis, l'iconico Jane Eyre di Charlotte Brontë, di cui riprende il ruolo della protagonista, l'istitutrice e, in parte, il rapporto d'incomprensione tra questa e il proprio datore di lavoro; le atmosfere ricordano le suggestioni gotiche riportate in auge dal vittorianesimo, un chiaro omaggio a Giro di vite di Henry James è il rapporto tra le visioni della bambina e l'approccio scientifico dei personaggi intenti a comprendere la situazione. Ho colto molti altri riferimenti, persino Jane Austen è stata citata, prove dell'amore dichiarato dell'autrice tedesca per la Letteratura Inglese dell'Ottocento.


Probabilmente, l'abbondanza e l'evidenza di tutti questi riferimenti letterari mi hanno costretta a un approccio pregiudizievole al romanzo, poiché - sebbene inconsciamente - durante la lettura correva parallelo il confronto con tali elementi, lasciandomi delusa com'è ovvio che avvenga, quando si paragonano gli ammiratori ai Maestri.
Senza questo naturale condizionamento, forzato anche dall'immagine pubblicitaria creata intorno al libro, probabilmente sarei stata meno prevenuta durante questa esperienza di lettura, cogliendo sin dalle prime pagine le buone intenzioni dell'autrice, che non ha alcuna pretesa di reggere il confronto con i suoi miti ispiratori, al contrario, manifesta il proprio timido tributo a questi'ultimi.


Ecco che la prima parte del libro mi è risultata pesante, sebbene la scrittura sia lieve, addirittura semplice, ho arrancato letteralmente tra le pagine sforzandomi di entrare nelle vesti della protagonista, senza riuscirvi. Charlotte non è Jane Eyre. Sicuramente non pretende di esserlo, ma l'esito è un personaggio trasparente, senza peso. La Goga ha forzato nel darle un carattere forte, ma le ragioni del suo allontamento dalla madre Patria Germania sono altre: la sua decisione non è tanto frutto di coraggio o disperazione, piuttosto di semplici regole del bon ton, evitare uno scandalo.
In altri frangenti della storia, Charlotte sembra acquisire un po' di fermezza, ma sono labili bagliori destinati a sfumare, non c'è in lei un animo forgiato dagli eventi, né uno spirito che brama di prender fuoco.
La piccola Emily è assai meno frivola della bambina francese raccontata dalla Brontë: la sua esile figura sembra l'ombra della madre scomparsa in circostanze misteriose; tutto gira intorno alle sue visioni del fantasma materno, com'è ovvio gli adulti preferiscono pensarla pazza piuttosto che darle credito, contro l'evidenza dei fatti che vuole i bambini come i detentori della verità priva di filtri.

Anche i personaggi maschili sono poco incisivi, il Lord di Chalk Hill pare custodire un segreto sconcertante quanto il suo parallelo ispiratore Mr. Rochester, si rivela molto diverso alla fine; il giornalista Thomas Ashdown, unica vera novità nel cenacolo dei personaggi, apre il punto di vista più interessante sull'intera vicenda, introducendo la parte migliore della trama, la risoluzione dell'enigma secondo il metodo suggerito dal contemporaneo Conan Doyle attraverso il suo immortale Sherlock Holmes.
Proprio Ashdown contribuisce a ribaltare l'andamento della storia e, finalmente, il ritmo della lettura. Forse la scrittrice doveva affidarsi a un personaggio esterno per risolvere una trama che si stava annodando su stessa, così ha inserito un elemento dal punto di vista obiettivo, quasi scientifico, utile a riportare a terra tutta Chalk Hill!

Devo, perciò, ringraziare quest'escamotage e la risoluzione dell'enigma che mi hanno spronato a divorare le ultime pagine del romanzo e ritrovare un buon motivo per consigliarne la lettura!

Dal punto di vista della scrittura, non posso certo giudicare il testo in lingua originale, il tedesco mi è ostico! Però avrei apprezzato l'uso del "voi" piuttosto che del "lei" nella traduzione italiana, meno anacronistico per l'epoca (è un suggerimento!), dovrei, poi verificare se nel testo originale appaia in un dialogo la parola "Okay", un tantino impropria nel linguaggio di una signorina dell'Ottocento!

A parte questi dettagli, che spero siano sempre presi nel modo migliore, poiché queste sono le mie intenzioni, consiglio ai miei lettori di leggersi I misteri di Chalk Hill con mente libera da condizionamenti (dimenticate e, semmai, verificate o/e opinate la mia recensione!), così come si decide sul momento di far di un giorno, una vacanza; penso che questo sia il giusto mood per godersi a pieno il romanzo della Goga con tutte le sue buone intenzioni.


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