Quel disperato vagabondaggio, portò Dèmetra un giorno, a Eleusi, nell'Attica. E là, mentre sedeva afflitta presso una fonte, fu avvicinata da quattro leggiadre fanciulle: erano le figlie del re Celeo, che venivano ad attingere acqua. Le ragazze, commosse dall'aspetto desolato di quella povera vecchia, le chiesero la causa dei suoi affanni, e Dèmetra raccontò loro di essere stata rapita da certi pirati dai quali era infine riuscita a fuggire, e le pregò di ospitarla nella loro casa come serva. Per l'appunto in quei giorni la loro madre aveva avuto un bambino, e una governante avrebbe fatto comodo nella reggia.
Demetra fu dunque accolta molto volentieri, e la regina Metànira le affidò senz'altro il suo piccolo Demofonte. Dèmetra rivolse così a quel neonato tutto il suo affetto materno: lo nutrì con nettare e ambrosia, cibi divini, e decise infine di renderlo immortale. Per questo, ogni notte, si chiudeva con lui in una stanza, accendeva un fuoco ed esponeva il bambino alle fiamme per far bruciare tutto quello che in lui era impuro e destinato a morire.
Avvenne però che la regina Metanira si insospettì, volle sapere che cosa faceva la vecchia nutrice straniera quando si appartava con suo figlio e spiò dal buco della serratura. Nel vedere che la donna metteva il bambino nel fuoco non potè trattenere un grido di angoscia e questo bastò per spezzare l'incanto: Demofonte non avrebbe più potuto essere immortale. Dèmetra che vedeva frustrato per la seconda volta il suo amore materno, fu presa allora da un'ira terribile e si mostrò ai suoi ospiti in tutto il suo fulgore divino proferendo terribili minacce. Il re e la regina fecero di tutto per placarla; infine la dea ingiunse loro di costruirle, per penitenza, un grande tempio presso una fontana, dove nel futuro sarebbero stati celebrati solenni riti in suo onore. E fu questa l'origine dei misteri eleusini.
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