I “mistilingue” più invisibili dei lombrichi

Creato il 31 dicembre 2012 da Gadilu

Alto Adige: tutto di tutto” (Folio Verlag) è un libro molto interessante da sfogliare. Concepito da Hermann Gummerer e Franziska Hack, rispettivamente il co-fondatore e il revisore editoriale della casa editrice, il volume ha l’ambizione di presentare “da una prospettiva inedita” la nostra terra “sulla scorta di cifre, dati e relazioni spesso poco note persino ai residenti”.

La novità consiste essenzialmente nell’uso di un’accattivante infografica – dunque moltissime illustrazioni e pochissimo testo – e nella scelta dei temi, alcuni probabilmente davvero mai precedentemente indagati. Un primo esempio scelto a caso: ovvio trovare i nomi di battesimo più diffusi in Alto Adige, ma se anziché di esseri umani parlassimo di vitelli? La risposta è Blume, Biene e Sonne. Secondo esempio: volete sapere quante chiese su 1000 abitanti abbiamo in Alto Adige? Quanto pesa la campana più grande? Non sarete delusi. Però magari a qualcuno interessa sapere anche quanti animali di peluche abitano nelle nostre case. Beh, a quanto pare sono 837.650. Ultimo esempio: siete curiosi di conoscere la distribuzione per classi d’età all’interno delle nostre 211 bande musicali? Il 5,9% dei musicisti supera i sessant’anni, il 28% ha meno di vent’anni, ma la fascia d’età più attiva (26,9%) si colloca tra i venti e i trenta.

Il libro non tralascia quasi alcun particolare. Dagli elementi del costume tradizionale altoatesino alle distanze stradali e in linea d’aria tra le diverse località, dal numero d’impianti di risalita a quello dei cannoni da neve, dal tipo d’impronta lasciata da uno scoiattolo a quella dell’escursionista provvisto di ciaspole. Sono persino riprodotte due pagine dell’agenda del Presidente della Provincia Luis Durnwalder – per l’esattezza risalenti a Settembre e Ottobre del 2003 – che assomigliano a un furioso intrico di segni tracciati da un espressionista astratto americano degli anni cinquanta. Un’immagine che in futuro lascerà forse posto a campiture più larghe, promessa di un tempo finalmente ritrovato.

Di tutto di più, dunque, ma con un paio di lacune forse più significative e pesanti di quanto sarebbe stato legittimo aspettarsi. Io, per dire, ero assai curioso di sapere finalmente quanti “mistilingue” ci sono in Alto Adige. E in un testo che contiene informazioni su ogni cosa, che rende conto delle minuzie più inappariscenti (adesso conosco anche il numero dei lombrichi che strisciano tra il Brennero e Salorno, lo trovate a pagina 65) almeno un’indicazione al riguardo, confinata magari in un apposito capitolo dedicato alle “cose che non avete mai osato chiedere”, l’avrei letta con piacere. A questo punto non mi resta che augurare al libro un grande successo e sperare in una sua riedizione più coraggiosa.

Corriere dell’Alto Adige, 29 dicembre 2012


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