La società neoliberista e capitalista usa “propangandare” il “mito del benessere e della felicità”, estendibili a fasce sempre maggiori della popolazione.
La “società dei consumi”, come la definisce Baudrillard, ha il suo punto di forza “nell’uso e consumo” di tantissimi beni e soprattutto sul significato che è dietro a tutto ciò: siamo tutti uguali di fronte ai prodotti che consumiamo, i quali contribuiscono alla nostra felicità, all’uguaglianza fra tutti noi.
Il mito dell’uguaglianza è “venduto e propagandato” insieme a tanti altri miti della nostra società: una società dove la maggior parte delle persone deve “godere” di uno stato di benessere e di abbondanza.
Tutto ciò appena detto “crolla” se pensiamo alle tante disuguaglianze sociali, alle ingiustizie che si perpetrano ogni giorno, alle crisi cicliche del mondo capitalistico le quali si ripercuotono sulle fasce deboli delle popolazioni etc.
Il “mito della felicità” garantito dall’abbondanza e dal surplus produce anche tanta povertà, ingiustizia sociale, disoccupazione, miseria etc.
La società dei consumi oltre al “lato bello” porta anche un “lato brutto” che molte persone “fingono” di non vedere o di dimenticare: vediamo “il lato brutto” dai telegiornali, dai giornali, da internet e lo percepiamo distaccati e indifferenti convinti che sia inevitabile.
Seguiamo notizie del “lato brutto” dalla nostra poltrona, dal nostro divano, dallo schermo del computer e purtroppo siamo “inerti e impotenti” davanti a tutto ciò.
Viviamo in un mondo “ovattato” lontani dal pericolo e dalla negatività prodotta dalla società dei consumi: oppure accade che anche noi stessi siamo “protagonisti” dell’inferno delle ingiustizie sociali, della miseria, della disoccupazione e quant’altro.