di Davide Piacenza
La notizia del giorno è la concessione dell’asilo politico a Julian Assange – il 41enne australiano celebre per aver divulgato, nel novembre di due anni fa, sul suo sito Wikileaksoltre 250.000 cablogrammi delle ambasciate Usa, alcuni dai contenuti strettamente confidenziali – da parte dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove l’attivista si trova da tempo. Sul suo capo pendono due accuse di stupro e molestia sessuale in Svezia, per le quali il governo britannico vorrebbe procedere all’estradizione di Assange. Quest’ultimo, invece, ha più volte dichiarato che il processo che subirebbe non sarebbe equo, aggiungendo che anche gli Stati Uniti vorrebbero la sua testa per il caso Wikileaks.
Un articolo di El Pais spiega gli undici motivi per cui l’Ecuador ha accolto l’australiano, nelle parole dei diplomatici del Paese sudamericano. Ecco i primi, tra cui spicca la già citata preoccupazione:
- Assange è un comunicatore professionista che ha ricevuto riconoscimenti internazionali per la difesa della libertà di espressione e di stampa;
- Assange ha condiviso con altri media informazioni secretate su vari Paesi;
- Ci sono evidenze che dimostrano che questi Paesi vorrebbero vendicarsi di Assange per la divulgazione delle notizie;
- L’Ecuador considera fattibile che Assange venga estradato in un Paese al di fuori dell’UE, senza le debite garanzie;
- In questo caso, Assange non avrebbe un processo giusto, né sarebbero rispettati i suo diritti di uomo.
Va detto, tuttavia, che l’attenzione ecuadoriana verso i temi della libertà di stampa lascia un po’ di dubbi, dopo aver dato una rapida lettura al report nazionale di Human Rights Watch di quest’anno, tutt’altro che lusinghiero nei confronti dell’approccio in materia adottato dal governo di Quito.